di Claudio Andò
Ormai le rivelazioni sugli inciuci del sindaco Renato Accorinti si sprecano. Dalla sua pagina facebook persino il compagno di tante battaglie – Antonio Mazzeo – scopre la rivoluzione dal basso truccata, gonfiata, stimolata artificialmente dai ricchi borghesi. Ah, la politica messinese, ah, la sinistra paladina degli ultimi… ne riempiamo le pagine dei giornali, ma non la mente e le discussioni del pubblico e degli appassionati. E’ un fenomeno che mi ha sempre colpito. Le inchieste sulla Messinesità vengono accolte con fastidio, con sopportazione, senza entusiasmo. Non perchè attraversano il lato oscuro della società cosiddetta civile, ma perchè disturbano, molestano il nostro quieto vivere. Non vogliamo sapere nulla per non compromettere la possibilità di avere un favore, un lavoro, una raccomandazione. Preferiamo la beata ignoranza alla verità. E’ strano, ma ovunque capiti, si parla dell’isola pedonale, dei biglietti che non si trovano per entrare nei locali, della campagna di rafforzamento dell’Acr Messina, perfino di pizza e birra. Nessuno, ripeto nessuno, mi ha mai chiesto nulla del sindaco Accorinti, dei suoi amici borghesi, dei suoi momenti di amnesia o vuoti di memoria. Dove voglio arrivare? Non certo a negare che Accorinti sindaco poteva significare una rottura con il passato. Anzi. Non certo a dire che oggi Antonio Mazzeo non deve denunciarlo. Ci mancherebbe. Ma ragionateci: a chi interessa veramente? A poche persone, tutte del giro. La politica è impresa, sfida, potere. Di questo parlano i cittadini, questo interessa. Il resto passa e va. Il tradimento di Accorinti dà fastidio. Ma più che l’ennesima truffa ai danni degli ultimi dà fastidio che se ne parli.