Sulle Orme del Vangelo: Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo

Mc 1,7-11

E (il Battista) proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo". Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento".

di Ettore Sentimentale

Con la Festa del Battesimo del Signore, la Chiesa conclude liturgicamente il tempo forte del Natale e inizia il “tempo ordinario”. In un certo senso, da questa domenica, siamo invitati a “ripercorrere” il ministero quotidiano di Gesù a partire dalla sua condivisione con l’uomo, contrassegnata dall’immersione nelle acque del Giordano. La scena del Battesimo che Marco descrive in modo telegrafico in effetti è contrassegnata da due particolari: i cieli squarciati e la voce dal cielo che chiarisce il mistero che si sta vivendo. Mi soffermo su questi due simboli perché offrono lo spunto per una riflessione interessante. Il primo (i cieli squarciati) è molto eloquente. Se i cieli si aprono è per fare passare l’amore e la pace che provengono da Dio Padre e tramite il Figlio giungono fino a noi. Il secondo (la voce), indica il compimento della metafora precedente, cioè lo stesso fiume di amore che ha colmato Gesù ci rende “figli nel Figlio amato”, nella misura in cui ascoltiamo la voce dello Spirito.
Oggi purtroppo, soprattutto in campo ecclesiale, si parte in sesta (visto che gli ultimi modelli di autovetture hanno la sesta marcia) per affrontare qualsiasi cosa – si pensi per esempio al vasto campo dell’evangelizzazione – senza aver ascoltato “ciò che lo Spirito dice alle chiese” (Ap 2,7). E, vista la confusione generale che attanaglia tutti, questo avviene nel momento in cui urge un ascolto maggiore rispetto al passato per discernere le nuove vie pensate dal Signore per incontrarci. Non vorrei tediarvi, ma ripeto che solo l’ascolto fiducioso della Sua voce ci consente di operare il salto di qualità, cioè cogliere come occasione di “grazia” quel che solitamente chiamiamo “crisi”. È il primo passo per leggere “i segni dei tempi”, secondo le provocazioni conciliari di GS 4.
Penso che il Battesimo del Signore possa essere interpretato anche in questa chiave ermeneutica. E se Gesù si mette in fila con i peccatori assumendone la loro fragilità, vuol dire che si può veramente uscire dal pantano del peccato attraverso la forza di “attrazione” esercitata dall’amore di Dio Padre tramite il Figlio per essere idonei a operare scelte decisive. Fra queste, la prima dovrebbe riguardare la cura attenta della nostra interiorità.
Comprendo che il ritmo forsennato della vita ci porta naturalmente a correre da un impegno all’altro, lastricando di paurosa superficialità le nostre giornate. Eppure, il Battista ci ricorda che Gesù ci ha immersi nello Spirito, cioè ha rinnovato la nostra esistenza risanandola da tutte le ferite.
Dovrebbe essere questo il compito dei membri della Chiesa: insegnare a passare da ciò che è esteriore a quanto c’è di più intimo nell’essere umano, nel mondo e nella vita; lì c’è Dio.
Auguriamoci che le nostre comunità siano lo spazio vitale nel quale vivere la dimensione “spirituale” del Dio incarnato in Gesù.