Caro direttore,
rovistando nella mia memoria mi sono ricordato di aver scritto qualcosa che potrebbe risultare interessante, dopo la pubblicazione dell’articolo di Andrea Filloramo apparso oggi sul foglio elettronico e che ha per oggetto la persona del neo cardinale Francesco Montenegro. Il pezzo che ti invio in formato copia/incolla è datato 25 maggio 2006, qualche mese dopo la rinunzia dell’arcivescovo del tempo Giovanni Marra alla guida della diocesi di Messina-Lipari- S. Lucia del Mela (aveva compiuto 75 anni il 5 febbraio del 2006) ed è strettamente collegato alla visita pastorale che nell’immediato mons. Montenegro avrebbe fatto alla Parrocchia di S. Luca, dove è nato “dall’acqua e dallo Spirito”. Gli uomini di buona volontà possono intravedere (in tempi non sospetti) i tratti salienti del “padre e pastore” che la recente nomina cardinalizia ha confermato. Grazie ancora all’ing. Giuseppe Spadaro per avermi fatto recuperare questi scritti.
Carissimi,
questa lettera giunge a pochi giorni dalla visita pastorale che il “nostro” vescovo ausiliare Franco Montenegro effettuerà il prossimo 28 maggio. Sarà un momento di intensa fraternità, dovuta al particolare rapporto che ci lega a lui (figlio di questa comunità ecclesiale) e alla finalità specifica: la visita del pastore al gregge che dimora nel “recinto” di S. Luca Evangelista.
L’appuntamento per tutti è alle 11.00, allorché vivremo insieme l’Eucaristia, presieduta dal Vescovo.
Colgo l’occasione per proporre una semplice provocazione circa l’atteggiamento di speranza che il Pastore offre oggi al mondo.
Il Vescovo si presenta a noi con un cuore compassionevole, come Gesù che “vedendo le folle ne sentì compassione” (Mt 9,36).
Tutti sperimentiamo come mons. Montenegro sia testimone e profeta di speranza, perché dilatando il suo sguardo oltre i progetti effimeri sbandierati dagli affabulatori e spesso accolti come panacea per l’uomo contemporaneo anche dai “formalisti” ecclesiastici, rende visibile e tangibile una strada alternativa: quella che prolunga nel tempo – attraverso un sano discernimento – gli atteggiamenti di Gesù, testimone della speranza che non delude (Rm 5,5).
Penso che – fra i tanti – questo sia il motivo fondamentale per cui la comunità ecclesiale non può fare a meno di avere come punto di riferimento il Vescovo, padre e pastore.
Non vorrei che qualcuno fraintendesse le mie parole, in questo momento carico di aspettative e contrassegnato da un certo “travaglio spirituale”. Come ben sapete, dopo la rinunzia alla guida della diocesi dell’Arcivescovo Giovanni Marra, per sopraggiunti limiti di età, attendiamo che il S. Padre nomini un altro Pastore che guidi il Popolo santo di Dio che è in Messina – Lipari – S. Lucia del Mela.
Nella ridda di voci attorno al successore di mons. Marra, c’è anche quella che individuerebbe in mons. Montenegro il prossimo pastore della diocesi peloritana.
Penso che ai “sanluchini” questa ipotesi farebbe immenso piacere, ma se ciò non fosse secondo il progetto di Dio mediato dagli uomini, sono sicuro che il “nostro” mons. Montenegro sarà – seguendo particolarmente gli insegnamenti del santo vescovo mons. Fasola, alla cui scuola si è formato – l’icona vivente del Pastor Bonus.
Dopo nove anni di amore fra lo “sposo” (l’Arcivescovo) e la “sposa” (la chiesa particolare), non sarà certo un avvicendamento che farà cessare il legame di stima e cordialità che il Signore ci ha dato la gioia di vivere. Desidero, quindi, ringraziare mons. Marra per aver profuso il suo impegno senza riserve nell’essere stato per noi compagno di viaggio sui sentieri della speranza.
Ettore Sentimentale