Il Movimento 5 Stelle mira ad allargare la rosa di strumenti a disposizione dei cittadini per partecipare alla vita pubblica: è stato presentato all’Ars il disegno di legge sul Bilancio partecipativo. Con questa legge i consigli comunali sarebbero obbligati a modificare i propri statuti e a redigere appositi regolamenti attuativi.
Il ddl prevede che l’interazione dei cittadini con lo strumento del bilancio partecipativo avvenga nel modo più semplice possibile, consentendo la presentazione di idee progettuali nell’ambito di una serie di aree tematiche ben identificate. Tra le note salienti del progetto, l’obbligo per Comuni di destinare il 2% del bilancio alla procedura del bilancio partecipativo e l’apertura alla partecipazione anche agli stranieri.
"Questo processo – dice Valentina Zafarana, prima firmataria del ddl – costituisce un esempio di partecipazione e un meccanismo decisionale orizzontale e dal basso. Il disegno di legge si basa, infatti, sul prezioso lavoro che il Laboratorio Messina per i Beni comuni e le istituzioni partecipate ha portato avanti nei mesi scorsi e al quale hanno contribuito in maniera proficua alcuni attivisti del meetup ‘Grilli dello Stretto’. In particolare, il ddl si ispira ai punti cardine del regolamento attuativo che è stato discusso dal Laboratorio durante una serie di assemblee pubbliche e di tavoli di lavoro e che è stato successivamente emendato e approvato durante pubbliche votazioni aperte a tutta la cittadinanza".
Il ddl sul Bilancio partecipato segue la rotta tracciata dal M5S in direzione della massima partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni. Nei mesi scorsi, infatti, un altro disegno di legge targato M5S (prima firmataria Valentina Palmeri) è stato presentato all’Ars per introdurre nei Comuni, dove non sono previsti, tre strumenti (petizioni, referendum ed Iniziativa popolare) e per varare i regolamenti attuativi nei Comuni dove queste forme di partecipazione esistono solo sulla carta.
Sempre in questa ottica il Movimento 5 Stelle ha lasciato un’impronta sulla legge di stabilità regionale 2014, che prevede, grazie ad un suo emendamento , la destinazione annuale di una quota certa di trasferimenti regionali all’implementazione di strumenti di democrazia diretta.