Per la diocesi di Messina ci saranno un cielo nuovo e una terra nuova?

di ANDREA FILLORAMO

Non posso non pensare con gioia all’indimenticabile avvenimento del Concistoro Straordinario, tenutosi il 14 febbraio u.s. in cui il nostro don Franco Montenegro è stato fatto Cardinale; non posso non riflettere ancora sui motivi che hanno indotto il Papa nella scelta come cardinale elettore nel futuro Conclave, di un membro del clero messinese, che è attualmente arcivescovo metropolita di Agrigento. Bergoglio, infatti, ha voluto scegliere come cardinale un messinese, che, durante il suo ministero presbiterale e in parte in quello episcopale nella sua diocesi d’origine, era amato da tutti, era disponibile per tutti, non frequentava i palazzi del potere, non cercava prebende o promozioni, amava i poveri, sentendosi povero fra loro. Tali “tratti” del suo profilo l’ha mantenuto anche, anzi maggiormente li ha evidenziato nella città dei Templi. Motivi diversi mi hanno reso impossibile recarmi a Roma e manifestare direttamente a lui le mie felicitazioni e i miei più vivi sentimenti. Ho fatto in modo, però, che essi gli giungessero attraverso comuni amici, che hanno raggiunto la basilica di S. Pietro autonomamente, data l’assenza della partecipazione del Vescovo di Messina e della diocesi peloritana ad un avvenimento che è destinato a passare alla storia. Ho letto con molta attenzione quel che scrive don Ettore Sentimentale su IMG PRESS, sulla cronistoria dell’accadimento, in cui, fra le altre cose, nota anche l’assenza dell’arcivescovo di Messina. Su tale argomento ho ricevuto molte email e messaggi sul mio cellulare. Un messaggio, in modo, particolare mi ha colpito. Lo trascrivo integralmente. Esso non è anonimo ma è di un prete che io conosco perfettamente. Leggo: ”il capo non si rende conto che la diocesi sta bruciando perché lui non ha saputo dialogare con i preti e con i laici illuminati. Ci manca poco che scatti il si salvi chi può. E la nomina di Francesco Montenegro è stata la cartina di tornasole”. Al di là del tono “apocalittico”, che indica dolore e delusione, mi chiedo: “dove sta andando a finire la diocesi di Fasola, Cannavò, Marra? E per restare in tema: “Ci saranno un cielo nuovo e una terra nuova”?