Esaminiamo il disegno di legge (ddl) del Governo sulla concorrenza, che così viene presentato dal comunicato stampa ufficiale: “….. che dà attuazione, per la prima volta, al provvedimento annuale sulla concorrenza previsto dalla legge con l’obiettivo di stimolare la crescita economica frenata dalla scarsa concorrenza nel settore dei servizi. Le liberalizzazioni fanno crescere del 3,3% il Pil in 5 anni secondo le stime del Fondo monetario internazionale, migliorano la credibilità del Paese e il suo rating e costituiscono un elemento importante nel giudizio della Commissione europea sulle riforme italiane”.
Importante: è un disegno di legge, quindi il Parlamento lo deve discutere e approvare, ragion per cui si tratta di “linee guida” che possono subire variazioni in corso d’opera.
Cerchiamo, quindi, di capire se potrebbe rendere l’Italia piu’ credibile e se potrebbe piacere alla Commissione europea, come dice il comunicato ufficiale? Sulla credibilità da acquisire (a parte quella delle istituzioni extra-nazionali, di cui possiamo solo prenderne atto), la lasciamo ai singoli cittadini utenti e consumatori che ne saranno fruitori, quindi ci vorrà tempo. E possiamo anche solo prendere atto dell’ipotetica crescita del PIL del 3,3% in 5 anni secondo le stime del Fondo monetario internazionale (FMI).
Assicurazioni
– Sconti previsti sulla Rc-auto per chi installa sul proprio mezzo la scatola nera: potrebbero essere vanificati dal costo e dalla gestione di quest’ultima? Il ddl dice che gli sconti devono essere maggiori di questi costi, ma non quantifica, per cui -conoscendo i nostri interlocutori- non possiamo escludere che -euro piu’, euro meno- saranno differenze che potrebbero comunque vanificare questi sconti.
– I testimoni da indicare, in caso di incidente solo al momento della denuncia. Ci sembra un aiutino alle compagnie assicurative in violazione dei piu’ elementari diritti alla difesa e denuncia.
– La possibilità di recesso dalle polizze accessorie allo scadere della polizza principale. Era ora: positivo.
Comunicazioni
L’unica novità ci sembra l’obbligo per i gestori, ai fini dell’eventuale addebito al cliente del costo di servizi in abbonamento offerti da terzi, di acquisire la prova del previo consenso espresso del medesimo (chissà cosa si inventeranno i gestori per dire che c’è questa prova…). Per il resto, è stato preso atto di quanto gia’ in vigore con le varie disposizioni delle Autorità in merito a stipula dei contratti e portabilita’ degli stessi. Un particolare: nel ddl si parla di “penali”, mentre nelle disposizioni oggi in vigore si parla di “spese”. Che si mettano d’accordo su come chiamare questi soldi che -comunque- l’utente deve sborsare… tanto sono sempre soldi che, notoriamente, non hanno colore.
Poste
Eliminato il monopolio di Poste spa per l’invio di notifiche e atti giudiziari. Bene. E’ rumoroso il silenzio sulla qualita’ del servizio universale…
Energia
E’ fissato al 2018 la fine del mercato tutelato. In teoria il libero mercato dovrebbe favorire qualità e costi bassi. In teoria. Le indagini dell’Autorità (AEEG) in merito ci fanno invece sapere che fino ad oggi i prezzi del mercato tutelato sono più bassi di quello libero e -aggiungiamo noi- truffe e illeciti sono più frequenti nel mercato libero. Abbiamo tre anni di tempo per far si’ che questo gap non sia più tale. Ci vorrà l’impegno di noi associazioni come vigili e denuncianti e, soprattutto, quello dell’AEEG a far capire ai gestori che non gli conviene continuare con le attuali politiche commerciali; convincimento che, a nostro avviso, potrà svilupparsi solo se i gestori pagheranno in modo molto salato gli sgarri e le truffe.
Banche
niente di nuovo rispetto a quanto già oggi offre il mercato a un consumatore attento che non creda -come dice il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli- che le banche siano come dei nostri confessori in cui avere fiducia completa, piuttosto che informare ed essere trasparenti.
Avvocati
L’obbligo del preventivo per i clienti non ci emoziona più di tanto (oggi lo devono fare su richiesta). Mentre ci piacciono le società multiprofessionali e l’ingresso di soci di capitali. Un meccanismo per favorire maggiori e più economiche offerte agli utenti. Non vorremmo, però, che il principio fosse vanificato, per esempio, da alcuni limiti percentuali della presenza di questi capitali; limiti che -se fortemente al ribasso- potrebbero non far cambiare nulla nella pratica del rapporto tra studio professionale e cliente, lasciando la decisionalità dell’avvocato al centro, piuttosto che la centralità di servizi da scegliere da parte dell’utente.
Notai
Riduzione degli atti per cui è obbligatoria la presenza di un notaio. Ancora troppo poco per chi, come noi, crede che un qualunque professionista oggi potrebbe svolgere la funzione di notaio e, di conseguenza, aumentare l’offerta e far calare i costi per l’utenza.
Farmacie
Viene eliminato il limite di titolarità di 4 licenze in capo ad un unico soggetto e viene consentito l’ingresso di soci di capitale. Liberalizzazione? Un pochino per chi fa business con il settore. Non per i consumatori: costretti a fruire dei servizi delle farmacie solo perchè i loro proprietari hanno una potente lobby che impone prezzi di vendita e limitata presenza territoriale.
Conclusioni. L’Italia è un Paese di libero mercato? No. Sia per le osservazioni che abbiamo fatto sopra, sia per ambiti che mancano completamente o che, fino a oggi, sono stati completamente ravvisati (la presenza di capitale pubblico, per esempio nelle società di gestione dei servizi locali). Forse e meglio dire che non è ancora un Paese a completa economia di mercato? E in base a quali prospettive? Le timidezze dell’attuale Governo sono, a nostro avviso, eccessive. Potremmo quindi solo confidare nell’Europa? In teoria. Perchè in pratica, finchè l’economia dell’Unione è ancora, e pur sempre, soggetta alle decisioni degli Stati nazionali; manca un un potere politico deciso dagli elettori dell’Unione. Non possiamo quindi arrabbiarci più di tanto se da un ministro nazionale dell’Economia, pretendiamo decisioni anche contrarie ai limiti del suo mandato (nazionale e non comunitario).
Vincenzo Donvito, presidente Aduc