Egregio Presidente della Repubblica,
La sua storia e le sue parole pronunciate in occasione dell’insediamento, nonostante non vi fosse una conoscenza diretta, hanno suscitato in noi una sincera fiducia al punto da voler condividere con lei una nostra riflessione, che riportiamo in questa breve nota.
Il 3 febbraio scorso eravamo incollati alla televisione per assistere alla cerimonia di insediamento. Stavamo ascoltando con attenzione il Suo discorso quando, ad un certo pun-to, quasi ci si illuminano gli occhi, si accende una speranza. Nel ricordare cosa significa rispettare la nostra Costituzione ha iniziato mettendo al primo posto la necessità di ga-rantire il diritto allo studio. Ha utilizzato parole semplici e chiare.
Le sembrerà strano ma quelle parole ci hanno sorpreso, ci hanno colpito più delle altre.
La lotta alla mafia, a nostro avviso, è più forte e più incisiva se ai cittadini si riconosce il diritto allo studio, l’opportunità di un lavoro e dunque un futuro. Quelle parole ci hanno sorpreso perché ci eravamo quasi rassegnati al fatto che la mancanza degli strumenti a sostegno degli studenti meritevoli ma bisognosi fosse un problema che non avrebbe avuto più ascolto e forse anche soluzione. Un dramma personale di chi purtroppo, seppur privo di mezzi, non vuole rinunciare ad un futuro migliore. Una guerra tra poveri alla ricerca di una borsa di studio.
Sul diritto allo studio negli ultimi anni, almeno in Sicilia, sono stati fatti dei passi indietro.
A un ridimensionamento dei fondi statali si è aggiunto un taglio dei fondi regionali. Tale minore stanziamento è stato solo in parte compensato da un aumento della tassa a carico degli studenti.
Ma c’è un aspetto che vogliamo con Lei approfondire, quasi una curiosità o un segno del destino. A Palermo, in particolare, il dramma non è stato e non è solo degli studenti, ma è anche della rappresentanza studentesca. Lo è perché questo importante strumento, che proprio Lei ha contribuito a difendere, è stato neutralizzato dalla paralisi amministrativa che inspiegabilmente continua a mantenere immobile l’Ente regionale per il diritto allo studio (ERSU) di Palermo. Proprio quell’Ente, una volta Opera Universitaria, di cui Lei è stato il Presidente.
Tutto ha inizio due anni addietro quando, scaduti i mandati del presidente e della maggioranza dei componenti del consiglio di amministrazione, è arrivato un commissario. Ci aspettavamo che presto l’Ente potesse ritornare a operare, com’era sempre avvenuto. Invece no. Solo dopo un anno e dopo una lunga battaglia della rappresentanza studentesca è stato possibile eleggere i nuovi rappresentanti degli studenti (non ancora insediati). Ma, affinché il consiglio potesse ricomporsi, occorreva eleggere i rappresentanti dei docenti e dei ricercatori, oltre a nominare il nuovo presidente. Solo dopo altri otto mesi è stato nominato il Presidente e solo dopo due anni è stato possibile rinnovare i rappresentanti dei docenti e dei ricercatori.
Oggi, a distanza di due anni e tre mesi, il consiglio di amministrazione dell’Ersu non esiste. L’Ente continua ad adottare le proprie scelte in assenza della rappresentanza studentesca, la componente maggioritaria del consiglio di amministrazione.
Le chiediamo, Presidente, se è possibile privare, senza alcun giustificato motivo, gli studenti della legittima rappresentanza. Se è possibile continuare a derogare al principio di buon andamento dell’amministrazione. Se questo significa garantire il diritto allo studio.
Giovanni Dennis Lattuca, Rappresentante degli studenti
in seno al CdA dell’E.R.S.U. di Palermo