Prima 148mila, poi 125mila, anzi 180mila. Dopo il piano di assunzioni al rialzo dei giorni scorsi, con l’approvazione imminente di un piano storico che avrebbe cancellato la “supplentite” e la piaga del precariato scolastico italiano, il Governo ritorna con i piedi per terra, allineandosi al semplice turn over degli Esecutivi che lo hanno preceduto: le immissioni in ruolo che verranno realizzate nella prossima estate si sarebbero infatti ristrette a 35mila, al massimo 45mila: “una cifra di gran lunga inferiore alle oltre 100mila stabilizzazioni annunciate martedì dal Governo”, commenta Il Sole 24 Ore. Le tante assunzioni rimanenti, quelle da attuare con l’organico funzionale, introdotto con il disegno di legge, si faranno invece, se va bene, nel 2016, a riforma approvata.
“È sempre più evidente che questo Governo è in confusione: se questa ipotesi dovesse tradursi in realtà, infatti, avremmo assistito solo a un grande bluff. Dopo una campagna governativa mediatica durata oltre sei mesi e una consultazione nazionale on line di sessanta giorni, l’amministrazione dimostra di non avere ancora le idee chiare”. È tutto dire che, sempre il Sole 24 Ore, spieghi che sui numeri e le modalità di assumere i docenti precari “la decisione finale sarà presa a ridosso del CdM” della prossima settimana.
“È evidente che negare la stabilizzazione a diverse decine di migliaia di supplenti abilitati o vincitori di concorso, inclusi nelle graduatorie d’Istituto e in quelle di merito – spiega Pacifico – significherebbe per lo Stato prendersi una responsabilità non indifferente: gli effetti della sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre stanno infatti facendosi sempre più sentire nei tribunali italiani. Alle sentenze emesse dai tribunale di Trani, Napoli e Crotone, si sono aggiunte quelle di Siena e Fermo, tutte favorevoli ai ricorrenti, che hanno stabilizzato precari della scuola, riconoscendo loro la ricostruzione di carriera per intero del pre-ruolo e il pagamento degli scatti di anzianità”.
“Ora, considerando che ogni supplente viene indennizzato, mediamente, con cifre che vanno dai 35mila ai 50mila euro – continua il sindacalista Anief-Confedir – è evidente che più è alto il numero delle mancate assunzioni, più l’amministrazione scolastica si esporrà al pericolo di condanne. Siamo nell’ordine di 2, forse anche 3 miliardi di euro. Viene da chiedersi se allo Stato convenga perseverare nel sistematico aggiramento della direttiva CE 70/99 che impone ai Paesi membri dell’UE di assumere personale dopo 36 mesi di servizio svolto su posti liberi. E non di stipulare 1 milione e mezzo di supplenze in 15 anni, assumendo a titolo definitivo solo una minima parte di questi precari. Ciò malgrado l’articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo 368/2001 disponga la stabilizzazione in tutti i casi in cui si superi il tetto dei 36 mesi di contratti a tempo determinato”.
“Continuiamo quindi a non comprendere perché al Miur non stiano lavorando su un serio censimento che consenta di determinare l’esatta entità dei posti vacanti a livello nazionale: gli amministratori della scuola pubblica si renderebbero conto che i posti già vacanti sono 90mila, cui vanno aggiunti i prossimi pensionamenti. Lo ribadiamo: anche se ci si vuole fermare al turn over – conclude Pacifico – le assunzioni da fare sono almeno più del doppio”.