Mai come in questo 8 marzo sembra che, in controtendenza rispetto agli anni scorsi, la festa della donna possa, secondo l’Anaao Assomed, registrare segnali finalmente positivi (con qualche ottimismo).
Dopo anni passati a ricordare la massiccia presenza femminile nell’esercito dei curanti, i migliori risultati delle donne in Medicina, e a paventare gli effetti di una (non inaspettata) vicina prevalenza delle donne medico nel SSN e reiterati richiami ad una più equa rappresentanza femminile sui tetti di cristallo, le notizie dal fronte del ”secondo sesso” sembrano portare qualche anticipo di primavera.
Tra gli Ordini dei Medici, organismi dal lento passo, avanza, per la prima volta nella storia d’Italia, la candidatura di una donna alla Presidenza Nazionale. Una donna scienziata dirige il Cern di Ginevra, e una più romantica donna astronauta ci guarda e ci considera – letteralmente – dal cielo. Quaggiù, le donne curanti, insieme agli uomini, ma con maggiori carichi di lavoro e accresciute difficoltà di conciliarli con i tempi di vita, smaltiscono il traffico nei (pronti) luoghi delle cure, sempre più apprezzati e frequentati, mentre tutte le altre donne sono state riconosciute dalla Ministra Lorenzin come vere caregivers, chiamate a promuovere la prevenzione.
Nel frattempo, una deputata chiede una verifica sull’applicazione della legge, e delle Linee guida del 2007, sulle mutilazioni genitali femminili, ricordando agli amministratori e a tutte le operatrici, che la maggior parte della popolazione che quotidianamente curano è costituita da immigrate. Come se si potessero dimenticare volti e corpi per cui la presenza delle donne in sanità fa la differenza, nella terra che li ospita.
Ma non compare l’epidemia di taglio cesareo, che annualmente interessa il 38% delle nostre cittadine, nelle interrogazioni e nei DDL in cui si parla della salute delle donne e della loro competenza riproduttiva. Che se ne sta andando, con i sempre più bassi indici di fertilità, in tutto il paese.
Una vera fatica ricordare ogni anno la differenza che è alla base della diversità di genere. Per le donne la vera piattaforma, insieme alla rivendicazione del diritto a curare senza essere considerate banali esecutrici, in un futuro ormai prossimo potrebbe poter essere, al netto della realizzazione di spazi e tempi in cui lavorare e vivere con agio, #curando con mente di donna. E un obiettivo per il prossimo 8 marzo potrebbe consistere nel riflettere, formarsi, raccontare chi sono e dove vanno le donne della sanità, con i loro sogni di equità ed universalità, e le molteplici esistenze di curandere.
Perché no, anche a Bea (e alle amiche di Bea).