L’istituto del 5 per mille sin dal 2006, anno della sua prima applicazione, è stato visto dalla politica come un vero e proprio spauracchio. Anche con il Governo Renzi lo stesso istituto pare non debba godere di buona sorte, considerato che nel DDL sulla “Buona Scuola” è stata data disposizione affinché di tale strumento di sussidiarietà fiscale possano beneficiarne anche le scuole. Sulla decisione assunta dal governo in carica vale la pena sviluppare qualche riflessione.
Renzi ha volutamente ignorato le istanze pervenutegli dal mondo non profit e a nulla è valso fargli notare, come è stato fatto durante un partecipatissimo Comitato editoriale di Vita, che per le scuole esiste l’8 per mille allo Stato che ha tra le priorità interventi sull’edilizia scolastica. Se il 5 per mille per gli istituti scolastici dovesse venire confermato saremmo costretti ad assistere all’ennesima umiliazione subita dal Terzo settore e ad un grave inganno ordito a danno dei contribuenti.
C’è un altro importante aspetto da non sottovalutare che è quello del tetto applicato alle risorse finanziare, tetto che negli anni si è configurato come un vero e proprio furto di Stato. Negli ultimi tempi, dopo varie modifiche, il tetto è stato fissato in 400 milioni di euro che mediamente sono stati distribuiti a una platea di circa 50mila enti beneficiari, la decisione del governo rischia di far esplodere una “guerra tra poveri” considerato che l’aggiunta delle scuole statali, stimate in un numero di 46mila unità, di fatto raddoppierebbe in un solo colpo il numero dei beneficiari che dovrebbero spartirsi una torta di per sé già esigua. Ora, delle due una: o il Governo elimina il tetto delle risorse destinate a finanziare il 5 per mille, oppure istituisce uno strumento simile dedicato esclusivamente a sostenere scuole e cultura.
Un’altra importante questione che il Governo dovrebbe prendere in seria considerazione riguarda l’equità sociale che la Costituzione chiede di garantire allo Stato. Finanziare le scuole con il meccanismo del 5 per mille o strumenti simili, senza prevedere un meccanismo di perequazione o coordinamento, rischia di creare una discrepanza sociale ed economica tra scuole ricadenti in zone con contribuenti dalla dichiarazione dei redditi corposa e scuole presenti in zone del Paese che per varie ragioni soffrono la mancanza di lavoro e dunque di un’adeguata capacità contributiva.
C’è ancora la possibilità che la stortura contenuta nel DDL la “Buona Scuola” venga corretta e perché Renzi dimostri di non far parte di quella cerchia di pensiero che ritiene il non profit poco utile per lo sviluppo dell’Italia e che ha mal digerito il principio sussidiario espresso dal meccanismo del 5 per mille.
La corrente di pensiero secondo la quale gli enti senza scopo di lucro non devono avere indipendenza economica e debbano dipendere in tutto dalle solite mediazioni della politica non ci appartiene: per questo faremo valere le nostre ragioni in ogni sede affinché la libertà fiscale garantita dal 5 per mille non venga intaccata dai soliti giochi di piccolo cabotaggio del potere di turno.
Nicola Currò