Lo sciopero dei docenti precari ha fatto centro: da tantissime scuole italiane giungono notizie di adesioni alla protesta e circa 4mila supplenti sono giunti a Roma da tutte le regioni d’Italia, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, in rappresentanza dei 140mila supplenti con un contratto di supplenza annuale e di almeno 100mila abilitati dopo il 2011, che continuano a non avere prospettive di assunzione. Nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri la scorsa settimana, non si fa cenno, infatti, alla stabilizzazione di tutti coloro che, a partire dal 2011, si sono abilitati all’insegnamento attraverso i vari carsi, organizzati nelle università, Tfa, Pas e di Scienze della formazione primaria.
A Roma, i precari hanno manifestato davanti al Parlamento, aderendo al sit-in organizzato dal Mida, e contemporaneamente dinanzi al Miur, dove hanno preso parte alla protesta organizzata dall’Anief. Ad entrambe le colorate e chiassose manifestazioni di protesta hanno aderito diverse altre sigle sindacali autonome, come Adida a CO.N.ITP. Ma anche associazioni, come il Codacons, e partiti politici, in particolare il Movimento 5 Stella, una cui rappresentanza ha incontrato i manifestanti per ascoltarne e condividere i motivi della protesta.
“Si tratta di docenti – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che sono stati tutti selezionati e formati su una previsione di posti vacanti nel triennio o quinquennio successivo. La maggior parte ha già svolto i 36 mesi di servizio su posto vacante, indicati dalla normativa, confermata dalla curia di Lussemburgo a fine novembre, per essere assunti a tempo indeterminato. Allo stesso modo, rimane incredibile l’esclusione dal piano di immissioni in ruolo, ridotto nel frattempo da 150mila a 100mila posti, di tante altre tipologie di insegnanti, a partire dai maestri d’infanzia. Il no del Governo, inoltre, si rivela una vera beffa, dopo che per oltre sei mesi era stato detto che sarebbero stati immessi in ruolo tutti i precari abilitati, cancellando una volta per tutte la ‘supplentite’”.
Dopo che l’Esecutivo ha tolto la maschera, con il via libera al ddl di riforma, il 17 marzo tantissimi precari si sono dati appuntamento a Roma. Tantissimi precari di seconda fascia d’istituto hanno contestato le decisioni del Governo con un bavaglio davanti al volto. Sopra c’era scritto: “La Buona Scuola mi ha tolto la parola”. Tanti gli slogan gridati verso le finestre di Montecitorio. Uno più di tutti: “Vergogna, la buona scuola siamo noi”. Diversi gli striscioni e i cartelli affissi: “La Buona Scuola la fanno alunni e docenti, non i presidi-padroni”; “Nero è il futuro dei precari, bianca è la scheda degli elettori”; “Dignità ai docenti”; “Abilitati II fascia in GaE”; “Noi in classe ci mettiamo il cuore, voi solo i vostri interessi”.
Alla protesta hanno partecipati anche un gruppo di insegnanti vestite da giovani laureate, con attorno al corpo una scritta: “Concorso? No grazie, siamo già abilitate”. Altre docenti precarie indossavano un cartello con un divieto e sotto scritto: “Scienze della formazione primaria, noi non possiamo entrare”.
“Il problema, da noi sollevato da mesi, è il Miur continua a non voler realizzare un serio censimento per verificare l’esatto numero dei posti vacanti – ha detto ancora il presidente Anief, Pacifico -. In questo modo si renderebbe conto che i posti effettivamente liberi, da assegnare alle immissioni in ruolo, sono molti di più. E che vanno dati a tutti quei docenti che dopo anni e anni di servizio in cattedra, dopo aver tutti svolto un concorso pubblico o riservato, vanno stabilizzati e indennizzati. E lo stesso discorso va fatto per decine di migliaia di amministrativi, tecnici e ausiliari non citati nel disegno di legge”.
“È evidente che l’unica strada da percorrere è quindi la stabilizzazione di tutti i precari. Altrimenti, ci penseranno i tribunali. Facendo spendere all’erario cifre altissime. Anche di 3 miliardi di euro. Perché al Miur arriveranno una valanga di ricorsi, con la richiesta di risarcimento, già ottenuto più volte in tribunale, che va dai 30mila ai 50mila euro a docente con 10 anni di precariato. Tanto vale – ha concluso il sindacalista Anief – assumerli tutti ora, come era del resto previsto dalla prima bozza della Buona Scuola”. Nel corso della manifestazione, una rappresentanza dell’Anief è stata ricevuta in Parlamento.