QUESTA NOSTRA MESSINA HA PAURA DELLE OMBRE

Caro direttore,

mi sono incuriosita della vicenda in città sul caso "gettonopoli".. stamattina ho letto sulla Gazzetta del Sud che l’art. 47 comma 2 del regolamento del consiglio comunale disciplina le indennità di presenza. Mi chiedo perché non è previsto lo stesso gettone di presenza per tutti gli altri lavoratori, comuni mortali. Se non ho capito male la consigliera Lucy Fenech voleva toglierlo.. e ovviamente è una situazione che riguarda tutti i comuni, non solo il nostro. Mi chiedo il perché agli elettori vadano bene queste "regole".. e mi chiedo perché non esista un’etica politica.. non credo che questo lavoro sia più o meno pericoloso di tanti altri o perché debba avere questi optional che per quanto mi riguarda mi sembrano a tutti gli effetti dei privilegi…

Lettera firmata 

Si direbbe che i sentimenti dominanti di questa nostra società ricca siano oggi l’incertezza e la paura, anche delle ombre. E, poiché incertezza e paura sono fortemente nutrite di irrazionalità, passiamo il tempo a rincorrere spiegazioni cervellotiche, consolazioni bislacche, previsioni tendenti al catastrofismo. E i nostri sogni, apparentemente solidi, si scioglieranno nell’aria. Una domanda: ma la rivoluzione dal basso in questa città chi la fa? Non il sindaco Accorinti perennemente sotto accusa; non la Giunta con scarsi mezzi e quasi mai con le spalle coperte; non un Consiglio comunale debole, formalista, litigioso e, talvolta, terrorizzato dai blitz delle forze dell’ordine. Chi allora? Assurdo. Già, in che città viviamo? Non credo che il problema di Messina sia il “gettone” di presenza quando scopri che forse qualche consulenza in meno avrebbe evitato un dispendio di risorse economiche. Ma certo, viviamo a Messina, ecco dove viviamo. Dove non c’è certezza né regole ma solo tutela di interessi poco nobili. L’etica dovrebbe essere un costante metro di giudizio del rapporto tra la nostra coscienza e il quotidiano. E la legge servire a punire le eccezioni. Da noi, invece, il malcostume è stato la regola. Ci autocensuriamo pur di non nuocere al Sistema. Stiamo consumando fiumi di inchiostro per fare i conti ai consiglieri comunali ma sorvoliamo su cose più gravi e su complicità al limite del lecito. Non sono sorpreso: ci sono censori rigidi con i perdenti ma sensibilissimi al Potere. Perchè bisogna solo obbedire e chiedere favori. Il favore ha sostituito il diritto, l’irresponsabilità ha sostituito il dovere. Epperò sbandieriamo, finanziamo, glorifichiamo la rivoluzione dal basso: non c’è più religione. Per dire che non ci sono più o sono molto malconce ideologie, utopie, dottrine in cui riporre fiducie, speranze e consolazioni. E allora, nel vuoto, avanzano e si insinuano le incertezze, le paure, i mille dubbi del razionale. I messinesi hanno fatto la rivoluzione dal basso, ma sarà proprio vera, non sarà un trucco televisivo? Tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria. Lo vogliamo capire, sì o no? Non ce li meritiamo, in verità, tutti questi censori dei costumi. Anche noi aspiriamo all’euforica leggerezza di Accorinti. Da quando c’è lui alla guida del Comune il dissesto si è – dicono – "armonizzato". E’ diventata più gentile, più duttile, più pronto a stipulare pacifici accordi con noi. Di più: si è fatto volatile, amico degli ultimi. Prima era vergognoso, imbarazzante. Adesso può lievitare nell’aria.