Fatture: le imprese al test digitale

L’appuntamento è per il 31 marzo. Da quel giorno la macchina della Pa entrerà nell’era delle fatture elettroniche e potrà emettere, ricevere, trasmettere,gestire,saldare e conservare esclusivamente documenti digitali. La fattura cartacea appartiene al passato. Oltre 22mila uffici periferici della Pa si aggiungeranno ai 19.600 degli organi centrali come ministeri, agenzie fiscali, Inps, Inail, forze di polizia e forze armate che dallo scorso 6 giugno hanno fatto da apripista alla fatturazione elettronica. La scorsa settimana c’è stata la corsa degli enti pubblic ipe raccreditarsi presso l’Ipa, l’Indice delle pubbliche amministrazioni, che assegna i codici univoci a enti e uffici. Codici che devono essere indicati nelle fatture. Secondo l’Agenzia Italia digitale (Agld) al 19 marzo devono ancora accreditarsi circa 65o enti rispetto ai i.ioo del 13 marzo. Pochissimi per raggiungere la totalità degli enti. Per quanto riguarda il primo step della fatturazione elettronica nel periodo giugno 2014-febbraio 2o15 il Sistema d’interscambioharicevutoquasi2,7milionidi fatture elettroniche di cui poco meno del 20% è stato scartato perché non conforme. Più o meno una su cinque: un tasso di errori e difformità elevato. «Difficoltà ci sono state e ce ne saranno-commenta Elio Catania, presidente di Confindustria digitale-. Forse non tutti gli enti locali saranno pronti, ma il Governo ha dimostrato che l’obbligatorietà è l’unico modo per diffondere l’innovazione nella Pa e nel Paese». porterà qualche inevitabile problema che progressivamente verrà risolto, ma l’importante è far partire la macchina. «I problemi vengono gestiti e monitorati – e in alcuni casi anche prevenuti – grazie a una vera e propria azione di sistema svolta da Confindustria insieme ad Agld, agenzia delle Entrate, Mef, Ragioneria generale dello Stato e Consip – fanno sapere da Con-fmdustria -. Un esempio è nel lavoro fatto per assicurare la funzionalità delle nuove anagrafiche Ipa». Dati che un domani serviranno per agevolare il rapporto tra imprese e Pa. «E una vera e propria smart policy che apre le porte al digitale nelle procedure aziendali, alla semplificazione e potenzialmente può contrastare fenomeni evasivi- aggiungono da viale dell’Astronomia -. Tra i vantaggi immediati la possibilità di monitorare la formazione dei debiti commerciali della Pa e l’iter delle fatture anche ai fini di un loro possibile smobilizzo». A fronte di un’innovazione di questa portata, a rischio tilt sono i fornitori della Pa più piccoli e meno strutturati. «In questi primi mesisonoemersediversecriticità come la complessità del sistema e le regole rigide per la predisposizionedellafattura,lafirmadigitale e l’invio – dice Marino Gabellini, responsabile servizi tributari di Confesercenti -. E evidente che non è adatta per i piccoli commercianti egli esercizi familiari». Un punto cruciale è la conservazionedei documenti digitali. «È un costo in più perle micro aziende che non hanno strutture amministrative interne e si devono rivolgere a professionisti e associazioni» aggiunge Gabellini. Se poi l’e-fattura diventerà obbligatoria in tutti i rapporti B2B Gabellini chiede incentivi come «una vera semplificazione e aiuti alle aziende come, per esempio, un credito d’imposta che copra la spesa per gliinvestimenti». Buone notizie dai pubblici esercizi. «Il nuovo sistema è utilizzato dalle aziende che emettono buoni pasto e sinora non sono emersi problemi» afferma Luciano Sbraga, direttore uff ìcio studi di Fipe. V incenzo De Luca, responsabile fiscale di Confcommercio, si interroga: «Ma gli enti locali sono in gradodigestireilflussoeiprocessi digitali?». All’associazione sono arrivate segnalazioni di uffici che chiedono la documentazione cartacea perché, per esempio, il campo in cui si indica l’oggetto della prestazione non è abbastanza lungo o perché vecchi decreti prevedono ilvisto sulla fattura Le associazioni sperano che l’impatto delle e-fatture vada oltre.

tratto dal Sole 24 Ore di Enrico Netti