Renzi ora minaccia di assumere solo 1 docente dei 7 a cui 9 mesi fa era stata promessa la stabilizzazione

Sulle assunzioni dei docenti, il Governo ormai dà i numeri: evidentemente, dopo i ricatti dei giorni passati, siamo ora arrivati alle allucinazioni da calura estiva. Con la minaccia, in caso di naufragio del disegno di legge ‘La Buona Scuola’, di approvare un numero di stabilizzazioni fortemente inferiore a quello dei posti liberi e dei prossimi pensionamenti. Dopo che il sindacato ha chiesto, senza ricevere risposta, i motivi che hanno portato la maggioranza a cancellare di un terzo le 148.100 mila assunzioni, annunciate il 3 settembre scorso in un documento condiviso sulle linee guida della riforma (capitolo 1.5 pag. 15/136), che prevedevano lo svuotamento delle GaE e l’assunzione degli idonei nei concorsi, oggi sono stati resi pubblici dal premier Renzi dei numeri incredibili e di cui non riusciamo a capacitarci: "se la riforma non passa o non passa in tempo, le assunzioni saranno quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone", ha detto il Presidente del Consiglio.

La stampa specializzata ha immediatamente osservato che si tratta di meno della metà delle assunzioni di cui si è parlato sino a poche ore fa, anche in caso di non approvazione del ddl: sono “numeri, quelli di Matteo Renzi, che contraddicono il suo stesso partito, dato che la responsabile scuola del PD, Francesca Puglisi, aveva garantito 50mila assunzioni in caso di ritardo della riforma”, scrive Orizzonte Scuola. Che poi entra nel dettaglio: “i posti liberi a seguito del turnover, come dice Renzi, per il prossimo anno saranno 18.456, circa, cui bisognerà aggiungere quelli del sostegno già previsti che ammontano a 8.895. La somma totale è di 27.351. Secondo quanto previsto dalla relazione tecnica, bisognerà aggiungere tutti i posti già vacanti e disponibili, che sono 16.835; quindi gli spezzoni che ammontano a 7.623 posti. Il totale dei posti immediatamente disponibili per le assunzioni, indipendentemente dalla riforma sono dunque: 51.809. Perché, dunque, Renzi parla soltanto di 20mila assunzioni se non passa la riforma?”.

È quello che si chiedono in questo momento decine di migliaia di docenti abilitati, a cui da quasi un anno viene detto che sarebbero stati immessi nei ruoli dello Stato il prossimo 1° settembre. Invece, eccoci qui a commentare delle dichiarazioni e dei numeri di cui non comprendiamo la natura: se dovesse avverarsi quanto detto oggi dal premier, ci ritroveremmo a dover non solo abbandonare il tanto strombazzato piano straordinario di assunzioni, ma addirittura ad assistere alla stabilizzazione di meno della metà dei personale docenti previsto dalla normativa vigente sul ricambio dei docenti chiamati per legge a subentrare sui posti liberi certificati.

“Abbiamo già più volte sottolineato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – che anche senza l’approvazione del disegno di legge, ora al Senato, il Governo avrebbe tranquillamente potuto assumere le 150mila unità di personale docente indicati e finanziate dalla Legge di Stabilità 2015. Invece, ora il paradosso è che siamo passati a minacciare le immissioni in ruolo per appena un docente precario dei sette con i quali si era preso un impegno preciso, la stabilizzazione, appena nove mesi fa. Così facendo, però, Renzi si dovrà assumere anche tutte le sue responsabilità. Che cozzano contro una precisa legge dello Stato, la 190/2014, e una precisa sentenza della Corte di Giustizia europea che stabilisce l’obbligo dei paesi membri di assumere tutto il personale che ha svolto 36 mesi di servizio su posti vacanti. E non ci vengano a dire che l’Italia assume i precari della scuola tramite concorso, perché di selezioni pubbliche non ne abbiamo vista nemmeno l’ombra tra il 1999 e il 2001”.

“Non esiste alcun problema tecnico o legislativo che si oppone a questa soluzione. Anche l’assunzione di circa 49mila docenti attraverso l’organico di fatto – continua Pacifico –, può essere tranquillamente attuata attraverso una precisa norma approvata dall’ex ministro Profumo, che ha autorizzato le scuole a fornirsi di un loro ‘tesoretto’ di docenti a supporto della didattica e della progettualità: sarebbe bastato che alle scuole, fosse stato detto di indicare agli uffici scolastici periferici il fabbisogno di docenti”.

Una necessità, quella di avviare una verifica dei posti necessari ad ogni istituto, su cui oggi si è soffermata anche la rivista ‘Tutto Scuola’, che scrive: “Sarebbe opportuno, in attesa dell’approvazione legislativa, che il Miur promuovesse rapidamente un’analisi approfondita per individuare le cattedre scoperte. Tali cattedre dovrebbero essere coperte con un’immissione in ruolo equa, giusta, in linea con la ragionevolezza e il buon senso, tutelante per l’amministrazione e qualificante per il governo, ben spiegata e comunicata senza artifici”. Sono parole che corrispondono al vero, scritte da conosce la scuola e i suoi problemi. Mentre è sempre più forte il dubbio che chi in Italia realizza le leggi sulla scuola non abbia queste doti.