Casa del Clero… “terreni” di speculazione edilizia

di ANDREA FILLORAMO

Da un anno collaboro con IMGpres, con l’incarico di seguire le vicende della diocesi messinese, alla quale mi sento particolarmente legato per il mio passato, molto lontano nel tempo ma sempre presente dentro di me. Per scrivere i miei articoli, vivendo a molti chilometri di distanza dalla città peloritana, mi servo di preti-amici,che non mi fanno mancare le informazioni necessarie per l’elaborazione dei miei scritti. Da loro, che ho incontrato più volte nei miei non rari ritorni a Messina e dalle loro dirette testimonianze ho appreso dei difficili rapporti con il loro vescovo, che si rifiuta di avere un dialogo franco su questioni che attengono alla loro vita e sul suo stesso comportamento, che a loro dire, è spesso molto lontano da quello che dovrebbe essere il modo di agire di un pastore. A dire il vero, tali notizie, suffragate da tanti messaggi, email, di altri preti da me sconosciuti, non mi meravigliano più di tanto. Ho seguito, infatti, personalmente la vicenda dell’ingiustificato licenziamento dell’ex arciprete di Taormina e mi son fatto una chiara idea del vescovo La Piana. Ho letto, infatti, la prima stesura delle dimissioni di Salvatore Sinitò. In essa mons. La Piana di proprio pugno, per far diventare le dimissioni spontanee, come previsto dal Codice di diritto canonico, e, quindi, non imposte, correggeva quantol’ex arciprete di Taormina, in “minuta” aveva scritto, cioè che l’arcivescovo l’obbligava a dimettersi. Tutti sappiamo il seguito di quelle dimissioni. P. Salvatore Sinitò non solo è stato incautamente e illegalmente licenziato ma è stato obbligato a chiedere ospitalità ad un altro vescovo. Certamente tale vicenda è diventato un “monito” per tanti preti messinesi, che, temendo, che ad un loro “batter di ciglio” possano essere “presi per fame” o essere “sbattuti” chi sa dove, preferiscono tacere, preparare gli ingressi “trionfali” al vescovo che va in visita pastorale, fare, a parole povere, i “leccapiedi”. Venendo a Messina, ho visto preti anziani piangere, perché si sentono abbandonati da chi dovrebbe dimostrare il massimo della carità verso coloro che hanno impegnato la vita intera a sevizio degli altri. Li ho sentito utilizzare “epiteti” irripetibili nei confronti del loro vescovo. Cerchiamo di comprenderli. Essi si chiedono, senza avere risposte perché Collereale e Cristo Re, che secondo l’intenzione del grande arcivescovo Paino, dovevano diventare “Casa del Clero” di questi preti anziani, sono diventati “terreni” di speculazione edilizia. Caso Sinitò e questione preti anziani: sono solo due casi dei quali ho scritto, in quanto possono essere da me certificati. Ci sono ancora altre “situazioni, delle quali non intendo scrivere alcunché, pur possedendo la necessaria documentazione. Sicuramente ci saranno altri che si faranno carico e si prenderanno la responsabilità non solo di scrivere. Spero soltanto che l’arcivescovo La Piana si renda conto di “ciò che non va” nella sua diocesi anche per sua colpa e tragga, al più presto, le necessarie conseguenze.