Nella Neolingua dell’Amministrazione Accorinti il Piano di Riequilibrio assume il carattere del progetto di rilancio della città. Al contrario, il Piano di Riequilibrio è uno strumento finanziario che estrae, attraverso aumento dei tributi, riduzione dell’occupazione e compressione dei servizi, risorse dalla comunità messinese per pagare i debiti pregressi. Tra le misure più odiose presenti nel Piano c’è quella che riguarda la società che gestisce il servizio idrico. Dagli utili del bilancio dell’Amam andrebbero, infatti, ricavati 23 milioni di euro in 10 anni. Questo, oltre a ledere in profondità il principio dell’acqua come bene comune, rappresenta una grave ipoteca nei confronti dell’azienda che gestisce il servizio. Sarà in questi giorni in discussione in Consiglio Comunale la modifica dello Statuto dell’Amam. Con grave irresponsabilità l’Amministrazione ha mescolato modifica dello Statuto, salvaguardia dei livelli occupazionali e futuro della società che dovrà gestire il servizio di igiene ambientale. Si vuole fare votare un progetto dell’Amministrazione (quello del Piano di Riequilibrio e della Multiservizi) sotto la pressione di chi oggi teme per il proprio futuro lavorativo.
Ma avere cultura di governo e cuore per l’interesse dei lavoratori significa avere equilibrio, non giocare ad un continuo rilancio sempre sul filo del rasoio imponendo di ragionare sempre all’ultimo momento con le spalle al muro. Così, proponiamo un’altra pista di lavoro. L’Amministrazione rinunci alla misura del Piano di riequilibrio che riguarda la vendita dell’acqua e utilizzi quei 23 milioni di euro in 10 anni per la salvaguardia dei livelli occupazionali e l’ammodernamento della rete. Renda, cioè, quell’azienda più solida e gli dia un futuro. Questo potrebbe servire anche a liberare risorse che oggi gravano sui cittadini attraverso la Tari e a facilitare il futuro della società che dovrà gestire il servizio di smaltimento dei rifiuti.
Un’operazione del genere potrebbe servire ad affrontare subito l’emergenza occupazionale e darsi il tempo di una modifica dello Statuto che vada incontro alla Legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico già passata in Commissione Bilancio all’Ars e alla Legge della stessa natura attualmente in discussione in Parlamento. Entrambe considerano l’acqua come bene comune pubblico privo di rilevanza economica (cosa da noi sostenuta nell’interrogazione fatta al sindaco che chiedeva di gestire i servizi pubblici attraverso aziende speciali e non società per azioni), quindi in ogni modo non adeguata a pagare debiti pregressi che nulla hanno a che fare con il servizio idrico.
Certo, un’operazione del genere metterebbe in discussione il Piano di Riequilibrio. Noi l’abbiamo già fatto e riteniamo che l’Amministrazione dovrebbe semplicemente ammettere ciò che è sotto gli occhi di tutti. In ogni caso, se proprio volesse sostituire quella misura che verrebbe meno, l’Amministrazione potrebbe utilizzare risorse derivate da un abbattimento del fondo per le indennità premiali ai dirigenti, dal potenziamento e rafforzamento del Dipartimento Avvocatura attraverso l’incremento del numero degli avvocati interni con altre unità di personale abilitate all’esercizio della professione, già presenti in organico, ma attualmente preposte ad altri compiti (presso l’Avvocatura esistono almeno altri 6 funzionari Direttori di Sezione abilitati Avvocati ai quali non si è ritenuto finora di conferire procure o incarichi di difesa e rappresentanza dell’Ente in giudizio) ciò determinerebbe la compressione della spesa per i contenziosi affidati all’esterno e quanto si libera in seguito alla Legge Regionale che riduce i compensi per gettoni di presenza e oneri riflessi dei consiglieri comunali.
I Consiglieri Comunali
Luigi Sturniolo – Nina Lo Presti