PIAZZA S. GIOVANNI: dies familiae

In ossequio alla lingua, ormai padrona del mondo, lo chiamano “family day”, ma io preferisco quella di Cicerone e lo dico “dies familiae”. E, comunque, latino o inglese che sia, la realtà è stata una piazza stracolma di persone che hanno protestato contro il tentativo di distruzione completa della Famiglia: una rappresentanza di quella società italiana che alcuni cercano di negare e che, nonostante la guerra senza quartiere che le vien fatta, resiste e si vede.
Si impongono – come sempre per i grandi eventi – alcune considerazioni.
Intanto la gran folla gioiosa, riunita tra il monumento a San Francesco e la Scala Santa, era essa stessa uno spettacolo: mamme e papà con bambini – moltissimi – anche sui passeggini (“Difendiamo i nostri figli” era il titolo della manifestazione), giovani, ragazzi e un esercito di nonni; così hanno riferito i miei figli che sono stati presenti e protagonisti a Roma il 20 giugno. Insomma è il popolo che viene negletto dalle massonerie che contano e comandano, depredato a man salva da tasse esose e non alza la voce, che non ha l’abitudine alle manifestazioni e ai girotondi con “bandiere e trombette”, come quello inquadrato e pagato con diaria e colazione a sacco da sindacati e partiti; che non “marcia su Roma”; non parla il “politichese”, semmai lo subisce; non crede ai “bla-bla” televisivi dove le banalità sono trasformate in cose serie e le cose serie in banalità; un popolo che non applaude, ammaestrato e a comando, i giullari che ripetono sui palchi pubblici lezioni imparate a memoria. È quel popolo che, con disprezzo, talora viene detto “vandeano” e “sanfedista”.
Ciò che meraviglia nell’evento romano del 20 giugno, ormai storico, è la sua riuscita, malgrado la quasi improvvisazione e il silenzio assordante dei giornaloni importanti (solo il “Corriere”, la vigilia, si è degnato di pubblicare sull’argomento un articolo di Marcello Veneziani) e di tutte le televisioni e perfino di parrocchie come se la cosa non le riguardasse; malgrado la assenza/diserzione di sigle importanti dei gruppi spontanei ecclesiali e cattolici. La completa riuscita meraviglia noi che abbiamo sperato e pregato per essa, ma dovrebbe impensierire chi aveva immaginato il suo fallimento, soprattutto quelli – i Cirinnà, i Fedeli, gli Scalfarotto, del PD – che tramano “leggi” per l’ulteriore sfascio della società e che vogliono indottrinare perfino i bambini dell’asilo e delle elementari con le teorie del “gender” (scelta del sesso!) e non se ne vergognano.
E, invece, neanche il diluvio di pioggia dalle 14 alle 15 ha potuto fermare la marea decisa a dire NO al tentativo in atto del capovolgimento della natura umana.
Vittoria?
Attenzione! C’è il rischio che “Piazza San Giovanni”, con le sue centinaia di migliaia di famiglie, resti solo un episodio splendido come l’altro, uguale, nello stesso luogo, del 12-V-2007 o del referendum sulle “legge 40” del12-VI-2005 che radicali, post-comunisti e catto-comunisti o “cattolici adulti”, dopo averlo voluto e organizzato, persero clamorosamente, quando la stragrande maggioranza degli italiani si rifiutò di andare a votare. Perché non rimanga un episodio isolato di “insorgenza” popolare, bisogna che i partecipanti alla manifestazione (ma non solo loro!) diventino consapevoli che il capovolgimento antropologico oggi in atto, voluto dall’ideologia del “partito radicale di massa”, è l’ultimo stadio, per ora, di un processo rivoluzionario lungo di secoli e che tocca soprattutto l’Europa, le Americhe e la parte del mondo a queste collegato; e non sarà una manifestazione, per quanto grandiosa, a fermarlo. La Rivoluzione contro il Diritto naturale e, quindi, contro la Religione e la Chiesa Cattolica viene da molto lontano, essa è un processo tortuoso con lunghe pause di preparazione e avanzate improvvise (tre passi avanti e due indietro!) che vede avverarsi, specie negli ultimi tempi, la primordiale e misteriosa ribellione a Dio di cui parla la Bibbia. I boriosi intellettuali, quelli della specie che vuole “mandare Dio in esilio” (v. “la Repubblica”, 9-III-2015), mi daranno del fondamentalista e del talebano!
Essi qualificano il mio discorso come favola inventata nel medioevo, ovviamente “buio”, dai preti per tenere sottomesse le classi “subalterne”. Ma chi è capace di studiare e interpretare i fatti storici in senso critico e contrario alla vulgata raccontata dai testi di lorsignori, non ha difficoltà ad accorgersi dell’esistenza di quel tale processo che studiosi cattolici chiamano col nome di Rivoluzione. Questa avviene per gradi: inizia con la diffusione del dubbio e del disordine morale che si insinua nelle tipiche passioni delle singole persone e prosegue, poi, creando una “cultura”, con la corruzione per mezzo di giornali, riviste, libri, spettacoli, film…, della società che, quando ne è imbevuta, sarà spinta a pretendere la “legge” che giustifichi e renda legittimo e legale il suo errore e il suo disordine; così è avvenuto per il divorzio (1970), punto di arrivo “logico” di decenni di attacco alla famiglia e di propaganda serrata contro di essa; così è stato per l’aborto (1978); così – in atto già nel “civile” Belgio! – sarà per l’aborto “post-natale” o “eutanasia dei bambini” se, per uno sbaglio del medico “operatore”, il “feto” da eliminare non sarà stato ucciso con la “procedura”, diciamo, “normale”, prima dello scadere dei nove mesi, cioè prima della nascita; così sarà – processo “logico” e anch’esso “necessario” – per l’eutanasia dei vecchi anche a causa del numero sempre crescente di essi, il loro costo di mantenimento e il venir meno dei giovani che lavorano, in conseguenza pure degli aborti (i “legali” in Italia, dal 1978, sono 6 – sei – milioni!); così per la pratica aberrante dell’ “utero in affitto” (perfino della nonna!) o per la “banca del seme” dove si potranno scegliere il figli tra una serie di campioni come merce al mercato, figli che, “necessariamente”, non avranno il diritto di conoscere il proprio padre; così sarà per il bambino che potrà nascere da… “tre” persone, un intruglio che dicono sia stato già sperimentato nella “civile” Inghilterra; così – sempre per processo “logico” e “necessario” – sarà per l’incesto, già richiesto al Bundestag della “grosse” Germania; così per la poligamia, di cui già si tenta la legittimazione in qualche stato degli USA (v. “Avvenire”, 7-VII-2015); così per le droghe “leggere” e poi per quelle “pesanti”, sempre per “processo logico e necessario”…
Mi domando quali altre “conquiste” di “civiltà” saranno costretti a vedere i nostri figli e nipoti!
Occorre, quindi, che i manifestanti di piazza San Giovanni e i milioni rimasti a casa ma che vogliono opporsi al disordine già legalizzato o legalizzando, sappiano che non basta essere in tanti e felici e gridare NO; bisogna che si cominci a fare in prima persona il “contrario” della Rivoluzione, cosa che nel mondo di oggi diventa sempre più difficile e duro soprattutto perché impopolare.
Occorre, infatti, andare controvento e organizzati contro filosofie e forze politiche, gruppi potentissimi di monetieri che con nomi, sigle e travestimenti vari dominano e affamano il mondo e organizzano la Rivoluzione adattando a tempi e luoghi la lotta alla Chiesa e a ciò che essa ha costruito nei secoli.
Occorre – scendendo nel “particulare” e facendo esempi concreti – che i giovani papà e mamme prendano coscienza del pericolo che corrono i loro figli specialmente a scuola; che hanno l’obbligo di sorvegliare da vicino i programmi didattici e i libri di testo che professorini “primi della classe” (è dal “68” che imperversano: io li conosco bene!) vogliono imporre “democraticamente” agli alunni e alle famiglie; c’è, infatti, nella scuola e dintorni, partendo dai ministri e sottosegretari, una “legione” di scopritori della teoria del “gender” scalpitanti per sperimentarla sui nostri figli e nipoti e pervertirne le coscienze. Che i cattolici, in particolare, si rendano conto che il capovolgimento antropologico auspicato da questi “signori” è molto più nefasto delle tasse inique che ci scorticano vivi, più delle ruberie dei ladroni pubblici e “autorizzati” di cui abbiamo ampie notizie quasi giornaliere; più della stessa “invasione” islamista… Pertanto bisogna chiedere conto personalmente ai politici eletti e non fidarsi anche quando si dicono “cattolici” e frequentano chiese, sagrestie e oratori e poi votano, nel silenzio generale, leggi in contrasto con la Dottrina sociale della Chiesa; in questi casi occorre che, non solo che gli si neghi il voto, ma lo si faccia sapere a tutti affinché la cosa sia di esempio ad altri e si organizzi il rifiuto con una protesta che faccia rumore. Sono queste alcune piccole considerazioni che mi permetto di presentare a chi ha manifestato in piazza San Giovanni il 20 giugno, sperando che possano risultare di qualche utilità. 

Carmelo Bonvegna