Sud uffici scolastici al collasso: personale ridotto, niente turn over e attrezzature fatiscenti

Parte male la lunga e complessa procedura di immissioni in ruolo che porterà in cattedra oltre 102mila nuovi docenti. Mentre al Centro-Nord, alcuni ex provveditorati agli studi, oggi denominati ‘ambiti territoriali’, come a Milano e a Mantova, hanno già pubblicato i calendari di convocazione per espletare la cosiddetta fase 0 che porterà all’assunzione dei prima 36mila insegnanti, o hanno perlomeno rese pubbliche tutte le istruzioni operative per le immissioni in ruolo, come in Toscana e Lazio, nelle regioni meridionali siamo ancora in alto mare: gli uffici scolastici del Sud, infatti, sono costretti ad arrancare per via della cronica mancanza di personale, di strutture e attrezzature fatiscenti.

È di queste ore l’invio di un documento-denuncia dell’Ambito Territoriale di Siracusa, indirizzato al premier Matteo Renzi, al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e a tutte le autorità scolastiche nazionali e locali, attraverso cui si riferisce del forte disagio in cui vivono gli uffici scolastici del Sud. Nel documento, realizzato dal personale in servizio, si esprime “solidarietà ai colleghi degli Uffici Scolastici Provinciali del territorio nazionale che recentemente hanno ripetutamente ribadito lo stato di disagio e di precarietà in cui versano i nostri Uffici”.

“Siamo ben consapevoli – spiegano i lavoratori e le Rsu siciliane – della criticità economiche del nostro Paese ma troviamo difficili da sopportare i provvedimenti adottati nei confronti di noi pubblici dipendenti. Ormai da tempo vediamo continuamente diminuire il personale in servizio e da decenni non si verificano nuove assunzioni né se ne prevedono nell’immediato futuro. La situazione sarà prossimamente ancor più aggravata dall’applicazione della L. 190/2014, art. 1 comma 331, che prevede dall’11/09/2015 il ritorno nelle proprie sedi di servizio del personale della scuola comandato / utilizzato presso i nostri Uffici”. Il testo del comma menzionato, del resto, non lascia spazio a dubbi: per effetto della Legge di Stabilità 2015, dall’inizio del prossimo anno scolastico, infatti, “il personale appartenente al comparto scuola non può essere posto in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o utilizzazione comunque denominata, presso le pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione”.

I sottoscrittori del documento, spiegano, che le procedure derivanti dalla riforma della scuola, faranno avviare degli impegni ulteriori con “il succedersi di gravosi adempimenti connessi con il corretto e puntuale avvio dell’anno scolastico ed il personale è chiamato ad osservare turni di lavoro prolungati ed impegnativi”. L’alta mole di lavoro e di servizi di attuare, vanno quindi a gravare sul personale in servizio, ormai sempre più “demotivato per la quantità dei sacrifici richiesti senza avere in cambio prospettive di crescita né professionale né economica; piuttosto vede sottratti quotidianamente forme di diritto in passato ampiamente riconosciute”.

I dipendenti degli ex provveditorati agli studi si sentono, inoltre, “bersagliati da normative scolastiche sempre più complesse e farraginose, con dotazioni informatiche insufficienti o inadeguate (…) e con professionalità alle volte non adeguate perché casuali e non programmate in base ai compiti attribuiti”.

Invece di “puntare il dito sui pubblici dipendenti per trasformarli nel capro espiatorio dell’inefficienza delle” pubbliche amministrazioni “agli occhi dell’opinione pubblica”, nel documento si chiede al vertici del Governo e della Scuola che “si torni a mostrare interesse” per le problematiche del personale degli uffici scolastici periferici, attraverso “dotazioni organiche adeguate; un nuovo e più razionale scadenzario delle procedure distribuito nel corso dell’anno solare; totale informatizzazione delle procedure; il rinnovo dei contratti economici; il pagamento in tempi brevi dei salari accessori; più flessibilità nel raggiungimento dei limiti di anzianità per avere accesso alla pensione; lo sblocco del turn over”.

A proposito della necessità di introdurre nuovi dipendenti negli ex provveditorati, il personale ora in servizio negli uffici scolastici di Siracusa ricorda che gli attuali lavoratori hanno “un’età media sempre più elevata” e che è giunto il momento di riqualificazione del settore, per “contribuire con il dovuto orgoglio e senso di appartenenza ai nuovi programmi di cambiamento”.

“Come sindacato – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal -: non possiamo che esternare tutta la nostra solidarietà a tutti gli impiegati che operano all’interno di strutture così importanti per la gestione, in tutta Italia, di centinaia di migliaia di docenti e Ata della scuola. Con l’occasione, chiediamo formalmente al Governo e all’amministrazione scolastica di derogare all’applicazione di una spending review inadeguata, che andrebbe a mettere in ginocchio dei servizi pubblici già in difficoltà estrema. Questa norma che impone lo stop ai comandi, ai distacchi e alle utilizzazioni del personale nelle pubbliche amministrazioni a partire dal prossimo mese di settembre, è evidente che non può essere applicata”.

“In caso contrario – continua il sindacalista Anief -, soprattutto per diversi uffici territoriali del Sud si arriverebbe al collasso. Già oggi, con l’avvio delle fasi assunzioni della prima tranche di docenti prevista dal piano straordinario incluso nella riforma della scuola, assistiamo alle avvisaglie della situazione. Con diversi ‘ambiti territoriali’ già pronti a far partire le procedure per le immissioni in ruolo. Mentre quelle del Sud non hanno ancora nemmeno fornito le indicazioni necessarie. Se vogliamo veramente attuare un passo in avanti verso la Buona Scuola – conclude Pacifico – è ora di finirla con questa sorta di due Italie: una efficiente, l’altra abbandonata al suo destino”.