
Tra i tanti temi affrontati ne“Il Pianeta delle scimmie”, sottotitolo, “manuale di sopravvivenza in un mondo che ha rifiutato Dio” di Gnocchi e Palmaro, edito da Piemme (2008), c’è quello del Pudore perduto, per quale motivo le ragazze mettono in bella vista l’ombelico ed altro. Fino a qualche anno fa i genitori raccomandavano alle figlie di coprirsi in pieno inverno, oggi chi ha questo coraggio di andare controcorrente? Ormai sia a scuola, in discoteca, all’oratorio, ma anche in chiesa, “è un tripudio di ombelichi e di natiche”, “se lo fanno tutti, lo posso fare anch’io”. E’ un’inversione di valori, che tocca il fondo nei vari reality show televisivi, dove tutti mostrano tutto, vedi l’obbrobrio del Grande Fratello. C’erano una volta le fiabe.
“Qui le fiabe, praticamente non esistono. Se qualcuno le racconta, si affretta a spiegare che non hanno attinenza con la vita e sono buffe storie di puro divertimento (…) Gli abitanti di Gaia (…) circoscrivono la realtà a ciò che possono vedere. Ecco perché non amano le fiabe e non le raccontano ai loro figli”. Il bambino deve essere abituato alla razionalità: basta con le fiabe e con tutte quelle invenzioni che tengono i nostri figli nell’ignoranza, ribadiscono le signore moderne. Attenzione, sostengono Gnocchi e Palmaro, “dobbiamo riprenderci le fiabe. Dobbiamo farlo per i nostri ragazzi, perché altrimenti non impareranno a diventare grandi”. Continuano i due giornalisti, “dobbiamo farlo consapevoli che le fiabe non sono storie mielose fatte per addolcire le giornate di noia. Parlano della vita e della morte, del bene e del male, del bello e del brutto, del vero e del falso, del cielo e della terra. Parlano del destino…”. Del resto il grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton è arrivato a Dio, attraverso il paese delle fiabe. In definitiva, “solo nel reame incantato popolato di re e principesse, di folletti e di gnomi, di cavalieri e di streghe, di fate buone e di bambini capricciosi, ha trovato un mondo fondato sulla coerenza. Un universo coerente, dove tutto, per quanto strano possa apparire, ha una spiegazione e, proprio per questo, è bello: perché Dio l’ha voluto così e non in un altro modo”. C’era una volta lo spietatissimo homo sapiens sapiens. Un altro luogo comune da sfatare è la questione che l’uomo discende dalla scimmia. Provate a dirlo in un ambiente di pseudo scientisti, razionalisti e progressisti, vi salteranno addosso. Purtroppo, oggi, anche le persone comuni, anche quelle meno ideologizzate, buone, oneste, sono convinte che l’evoluzione della specie è un fatto indiscutibile. Infatti, secondo Palmaro e Gnocchi, “la forza dirompente di questa macchinazione ideologica – ordita con abilità per convincere l’uomo che in fondo è una bestia- sta proprio in questa impressionante capacità di trasformarsi in verità religiosa, in certezza di fede, in dogma, appunto, la cui accettazione è necessaria per poter fare parte della grande chiesa profana della modernità e del progresso”. Paradossalmente questi evoluzionisti stanno facendo la stessa cosa della Chiesa, come quando insegnava il “Catechismo” di San Pio X. Ora sono loro a insegnare la loro “dottrina” dell’evoluzione fin dalla più tenera età. Nei libri di scuola dei nostri figli, il famoso disegno con la scimmia che si raddrizza e diventa uomo sbuca fuori da tutte le parti. Talvolta sotto forma di una vera e propria saga, una specie di Dinasty del pleistocene, una colossale lotta per la sopravvivenza nella quale si sono scontrati e sfidati per decine di migliaia di anni i vari ominidi”. Peraltro di queste storie sono piene i cosiddetti sussidiari delle scuole elementari (primarie), ne ho visti tanti in tutte le salse. Secondo questo racconto arriva l’uomo sapiens sapiens, che elimina le altre specie, quindi secondo i due saremmo“eredi del più farabutto ominide di tutti i tempi, il quale, aggirandosi per valli e pianure armato di clava e di astuzia, faceva fuori quel grullo dell’Homo habilis o sterminava quel deficiente di Homo di Neanderthal”.
Hai voglia a dire che negli Usa ci sono scienziati e studiosi che ormai da tempo mettono in dubbio l’attendibilità scientifica dell’evoluzionismo, o lo stanno addirittura smantellando pezzo per pezzo, qui da noi, invece, la teoria di Darwin viene ancora raccontata perfino ai bambini delle elementari. Peraltro secondo Palmaro e Gnocchi, paradossalmente, sono proprio i cattolici gli strenui difensori di questa teoria. “(…) Siccome l’evoluzione non elimina dall’orizzonte la presenza di Dio creatore, a noi che ci importa di confutare l’evoluzionismo? Meglio evitare ogni polemica con nonno Darwin…”. Comunque sia la Chiesa non ha mai sposato l’evoluzionismo. Tuttavia, essa“non esclude a priori la possibilità che le teorie evoluzioniste si dimostrino fondate, ma la Rivelazione cristiana tiene per fermi due fatti: la creazione del cosmo da parte di Dio e il suo diretto intervento nella creazione dell’uomo. Salvi questi due punti, ogni teoria è compatibile con le verità della fede”.
In definitiva occorre guardarsi dall’evoluzionismo ateo, che ha come obiettivo fondamentale la dimostrazione che l’universo non è stato creato da Dio. E’ proprio questa teoria “rappresenta spesso il tentativo di delineare una nuova antropologia e dunque una nuova filosofia, secondo la quale l’uomo è un animale come tutti gli altri, Dio non esiste e, dunque, l’uomo è norma a sé stesso secondo i suoi istinti – per Palmaro e Gnocchi -, questa è la vera carica esplosiva insita nella dimensione ideologica dell’evoluzionismo”.Per questo motivo, l’insegnamento di questa teoria nelle scuole è preoccupante. Infatti, “i disegnini arcinoti di scimmioni proni sulle nocche delle mani che si trasformano con un miracoloso lifting evolutivo in un uomo eretto, tendono a produrre sugli studenti l’idea avvilente che nell’album di famiglia ognuno di noi ha delle bestie pelose”.
La Storia si muove sempre verso un futuro roseo.
Qualcuno potrebbe dire che siamo esagerati, certo, il nostro mondo non è dei migliori, ma dipingerlo come “il pianeta delle scimmie, come un posto degradato e imbarbarito, dove gli uomini si sono ridotti a vivere come degli animali, dove la virtù è un vago ricordo, è davvero troppo grossa. In fondo la modernità ci ha dato tante cose utili e belle che una volta non c’erano”. Sono obiezioni che non vanno sottovalutate per i due giornalisti, quello che si vuole invece qui sconfessare è che “la Storia dell’umanità è sempre evolutiva, che procede in ogni caso verso il progresso, e che la tradizione è una bubbola per gli ignoranti”. In questo modo gli illuminati progressisti di oggi tendono a convincere l’umanità che quelli “che ci hanno preceduti erano degli zotici, e noi siamo migliori di loro perché siamo ‘moderni’. Il tutto, corroborato dalle scintillanti conquiste della tecnologia e della scienza”. Certamente nel terzo millennio ci sono indubbi vantaggi: si vive più a lungo, si gode più salute, si ha più cibo, più vestiti. Ma tutte queste cose non danno la felicità. A questo punto il libretto elenca i vari elementi di “imbestiamento” del nostro mondo di oggi. L’aborto, come la principale causa di mortalità. Il suicidio demografico dell’Europa, la scomparsa dei matrimoni, i divorzi diffusi, le convivenze a tempo, le gravi questioni della biotecnologia.
Domenico Bonvegna
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