La chiesa, Messina e la parola di Dio

di ANDREA FILLORAMO

Sono molto contento di aver ricevuto un’email da parte di un prete delle arcidiocesi di Messina Lipari e S.Lucia del Mela, che però vuol mantenere l’anonimato perché – come sostiene – non vuole apparire un “adulatore” del suo vescovo, di cui, pur riconoscendo dei “limiti nella sua attività pastorale”, esalta la sua figura a differenza – dice – di quelli che danno”cattive informazioni “con le quali io costruirei i miei articoli. Mi preme sottolineare che non ho alcun pregiudizio nei confronti di Mons. Calogero La Piana, che, come afferma l’autore della citata email, sicuramente è un “uomo buono”, un “pastore attento”, “scrupoloso”, “esigente ”, “un vero salesiano”. Nei miei scritti, allorchè ho fatto riferimento all’arcivescovo di Messina, non ho mai messo in dubbio la bontà, l’attenzione, la scrupolosità in tutto quello che fa e il suo essere salesiano. Non ho dubitato, né tanto meno ho evidenziato queste affermate virtù, in quanto, come talvolta ho sostenuto, lo conosco poco o per niente. Come facilmente si può comprendere leggendo i miei articoli, tema centrale dei miei scritti, non è tanto l’arcivescovo di Messina, quanto l’”area” che oggi si respira nella Chiesa con l’avvento di papa Francesco, che invitai vescovi, tutti i vescovi, ad essere vicini al loro gregge e di “odorare di pecore”. Sono molti, infatti, i miei articoli, che trattano direttamente o indirettamente questo tema. Se questo vale per la Chiesa universale, vale particolarmente per la chiesa locale, quindi per quella di Messina, di cui arcivescovo è mons. Calogero La Piana, alla quale rivolgo la mia attenzione e sulla quale da tempo scrivo.E’ facile, quindi, per chiunque comprendere che io, avute notizie, di preti che soffrono di presunte ingiustizie, che denuncianopresunte “transazioni” ritenute illecite sui beni della diocesi, presunte operazioni incongrue, inviti ad andare oltre alle aree di opacità nell’operato e ad affermare la trasparenza. Solo in questo modo ritengo si acquietino gli animi e si restaura il dialogo necessario fra il vescovo e i suoi preti, chenon sono pochi che lamentano tali “inadempienze”. Talvolta è possibile che sia stata, da parte mia, usata molta “vis polemica” dovuta alla mia partecipazione alla sofferenza degli altri e immancabile nella particolarità del linguaggio concernente i valori ai quali si crede. Non ho voluto mai offendere o denigrare nessuno tanto meno il vescovo di Messina. Ringrazio il mittente della email che ai miei articoli riconosce il merito di “aver risvegliato molti preti disinteressati delle sorti della diocesi”.