Sabato prossimo, 7 novembre, spesa a rischio in tutta Italia per lo sciopero degli addetti delle aziende aderenti a Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa, che incroceranno le braccia per "protestare contro il mancato rinnovo dei contratti nazionali di settore e difendere diritti e salario". Per Filcams, Fisascat e UILTuCS "la distanza è incolmabile e ha reso inevitabili iniziative di lotta e mobilitazione" . Le trattative si sono rotte, spiegano, "a causa delle rigidità e dell’atteggiamento dilatorio mantenuti da Federdistribuzione". Dopo il 7 novembre, in assenza di segnali positivi per sbloccare le trattative, è già in programma un’altra giornata di sciopero unitario per il 19 dicembre. Previsti presidi a Milano, Torino, Palermo, Napoli e Roma. La Federdistribuzione replica ribadendo "la volontà di proseguire la negoziazione" e sottolineando che "non c’è alcuna volontà di ridurre i salari. L’aumento però – dice il presidente Giovanni Cobolli Gigli – deve essere accompagnato da maggiore produttività e flessibilità. Il contratto dovrà contenere le distintività del nostro settore, e quindi dovrà essere diverso rispetto a quello firmato da Confcommercio, che rispettiamo, ma che riguarda il commercio al dettaglio. Serve più flessibilità e produttività". Per i sindacati, comunque, la strada da percorrere è quella indicata dal contratto siglato con Confcommercio nello scorso marzo e non applicato solo da alcune grandi aziende: più flessibilità, tetti sui contratti a tempo determinato (non più del 25 per cento) e a regime, fra tre anni, aumento lordo mensile di 85 euro.