SCUOLA – Venerdì 13 sciopero generale Anief e sindacati di base

Venerdì 13 novembre il mondo della scuola si ferma e manifesta a Roma, davanti a Miur e Parlamento, per dire no alla Legge di riforma 107/2015 e per opporsi agli ulteriori tagli previsti dalla Legge di Stabilità 2016 già approvata dal Consiglio dei Ministri ed in questi giorni al vaglio delle Camere: lo sciopero, proclamato da Anief e dai sindacati di base della scuola, riguarda tutto il personale scolastico – docenti, educatori, Ata, dirigenti e Dsga – che intende mandare l’ennesimo segnale di opposizione a Governo e parlamentari su una serie di commi che penalizzano il lavoro, la professione e la didattica.

Perché quella che doveva essere la riforma della Buona Scuola si è trasformata in una sequela di novità che burocratizzano il sistema d’istruzione nazionale, trasformano sempre più i docenti in impiegati, concentrano poteri e responsabilità ai presidi, consegnano delle deleghe in bianco al Governo su temi delicatissimi come la revisione dei nidi e della scuola dell’infanzia o del sostegno, precarizzano il personale e negano l’immissione in ruolo ad oltre 100mila docenti abilitati, quasi 30mila Ata, migliaia di educatori e Dsga.

Il sindacato si oppone con fermezza, pertanto, alla chiamata diretta del nuovo personale assunto, compresi gli oltre 100mila docenti e Ata che ogni anno chiedono trasferimento, anche loro collocati negli albi territoriali che gestiranno direttamente i presidi; ad un merito professionale, che sulla base del comma 126 della Buona Scuola, riguarderà pochissimi lavoratori, verrà gestito dal nuovo comitato di valutazione sul quale il dirigente scolastico avrà comunque l’ultima parola decidendo anche l’entità dei compensi da assegnare; alla mancata stabilizzazione di oltre 100mila docenti precari (magistrali, con Tfa, Pas, Scienze della formazione primaria, estero e altri ancora) tutti abilitati ma lasciati illegittimamente fuori dalle GaE, e decine di migliaia di amministrativi, tecnici e ausiliari, ai quali viene negato pure il turn over con oltre 6mila posti tenuti “in caldo” per i lavoratori in uscita dalle province.

Come fa scalpore la mancata applicazione della Direttiva 70/1999, ribadita dalla Corte di Giustizia Ue lo scorso 26 novembre, che prevede la stabilizzazione automatica di tutti i precari, con titoli, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su posto vacante. Il sindacato, poi, si schiera contro tutte quelle norme che pongono il personale precario su un piano minore rispetto ai colleghi di ruolo, ad iniziare dall’assurda esclusione di tutti i supplenti Ata, educatori e dirigenti scolastici) dall’accesso al bonus di formazione da 500 euro previsto sempre dalla Legge 107/15. Come si oppone al taglio delle supplenze brevi, che dal 1° settembre scorso – per effetto dell’ex Finanziaria 2015 – ha bloccato tutte le sostituzioni del primo giorno dei docenti e della prima settimana per il personale Ata?

Con lo sciopero, si vuole poi rimarcare il mancato pagamento delle ferie non fruite dal personale scolastico con contratto a tempo determinato; il recupero, anche ai fini contributivi per la pensione, degli scatti stipendiali per il personale di ruolo, bloccati e dichiarati irrecuperabili dall’art. 9 della legge 122/2010; il rispetto e l’effettiva applicazione dell’art. 53 della Legge 312/80, che prevede il riconoscimento degli scatti stipendiali per il personale precario, fino ad oggi negato dall’Amministrazione ma restituito dai Giudici a coloro che lo hanno richiesto nelle aule dei tribunali del lavoro; l’eliminazione del primo gradone stipendiale, a tre anni, per tutti i nuovi assunti; il blocco immediato della trattenuta del 2,5% per il TFR dalle buste paga del personale scolastico e la restituzione delle somme indebitamente trattenute dagli stipendi. Oltre che la perequazione interna per i dirigenti scolastici e la stabilizzazione del personale Ata facente funzione Dsga, per i quali urge un concorso pubblico dopo quello bandito 20 anni fa.

Il sindacato chiede infine al Governo risorse vere, non elemosine, per il rinnovo contrattuale. Il personale della Scuola proviene infatti da un quinquennio contraddistinto da stipendi bloccati e scatti di anzianità prima cancellati e poi recuperati, nemmeno tutti, solo con le risorse dello stesso comparto. Nello stesso periodo, non è stata corrisposta nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale, che ha fatto perdere ad ogni dipendente una media di 5mila euro. Ora, non solo il Governo non vuole assegnare il maltolto, ma se la vuole cavare con un aumento inferiore a 10 euro lordi al mese. Con la prospettiva, per la gran parte di loro, di doversi fermare lì: perché se non si cancellerà il Decreto Legislativo 150/09, la riforma Brunetta della PA, con il rinnovo contrattuale tutti gli aumenti saranno selettivi e in base alla prestazione dei singoli all’interno dell’unità produttiva. Una logica che ha trovato già conferma con il fondo sul merito introdotto con la riforma, comma 126 e a seguire della Legge 107/2015, inteso come salario accessorio, attribuito dal dirigente scolastico al personale su criteri definiti dal nucleo di valutazione.

“Venerdì 13 novembre – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è l’occasione per inviare ai nostri governanti un segnale forte. C’è da rinfrescare la memoria ai decisori politici sulla Legge di Stabilità che penalizza gli stipendi dei dipendenti pubblici oltre modo. Perché in estate Consulta ha emesso una sentenza chiara che sconfessa il blocco imposto dal 2009: il Governo non può sedersi al tavolo del rinnovo contrattuale senza proporre almeno 110 euro di aumenti e 5mila euro di arretrati per l’illegittimo stop all’indennità di vacanza contrattuale. Come è avvenuto nel privato. I 300 milioni inseriti nella Legge di Stabilità, pari a meno di 8 euro lordi a dipendenti, rappresentano un oltraggio alla dignità del personale”.

“Poi ci sono da mettere in evidenza le tante storture della riforma: la Buona Scuola doveva eliminare la supplentite, invece rimangono 150mila supplenti che ogni anno verranno chiamati dalle graduatorie d’Istituto. Non si risolve, poi, il problemi delle pensioni, perché il Governo continua a non rendersi conto che l’Inps vada a gestire gli ammortizzatori sociali, ad iniziare dalla cassa integrazione in deroga, che riempiono i due terzi delle spese dell’Inps. E che dire dei contributi solo figurativi che vengono dati ai dipendenti pubblici? Tutto ciò non fa altro che alimentare i ricorsi in tribunale, mantenendo in vita leggi palesemente ingiuste. La protesta inizia quindi con la scuola, con lo sciopero e manifestazione a Roma del 13 novembre. E proseguirà sabato 12 dicembre, con una manifestazione Cisal che accumunerà stavolta dipendenti pubblici e privati”.

L’appuntamento, per tutto il personale della scuola che venerdì prossimo vorrà manifestare, è a Roma: alle ore 10.00, davanti al Ministero dell’Istruzione; due ore dopo, alle 12.00, la manifestazione si sposterà di fronte al Parlamento. Tutti i dipendenti della scuola che intendono raggiungere la capitale con i mezzi messi a disposizione dall’Anief, possono scrivere a sciopero2015@anief.net