L’imposta per il pagamento del possesso di un apparecchio tv, dolosamente chiamata canone e/o abbonamento, si pagherà attraverso la bolletta elettrica. Questo è già stato stabilito, per ora. Ci devono ancora dire come si articolerà questo pagamento, con tutte le problematiche connesse tipo esenzioni, bollette facenti capo a medesimo soggetto gia’ pagatore, etc. Vedremo. Intanto sono cominciati gli emendamenti, quelli che contano e che è probabile diventeranno legge, non quelli delle opposizioni. L’emendamento delle relatrici prevede che il canone vada pagato con la bolletta elettrica in 10 rate “con scaglionamento da gennaio a ottobre”. E partiamo male: le bollette della luce sono pagate mensilmente solo da alcuni utenti con contratti particolari e comunque non domestici e che raramente possiedono un apparecchio tv, mentre tutte le utenze domestiche (che sono la maggior parte di coloro che hanno un apparecchio tv) pagano il servizio con bollette bimestrali. Domanda: gli estensori di questo emendamento le sanno queste cose? E se lo sanno (speriamo…) perchè hanno scritto 10 rate e non 5? Crediamo che la scelta di scrivere 10 (sempre che non sia dettata dall’ignoranza per non avere mai a che fare con pagamenti di bollette) sia perchè sono un po’ miopi e imbroglioni. Fa più effetto mediatico dire che l’imposta si paga in dieci “comode” rate, a cui il contribuente medio non ci dovrebbe fare neanche caso (“che vuoi che siano 10 euro al mese…”), che non cinque: 10 euro sono mediaticamente più accettabili che non 20. Poi dovranno per forza stabilire 20, ma intanto in questi gironi i media hanno gia’ “sparato” la notizia che le rate sono 10 e di 10 euro e non 5 di 20 euro….. e quindi? “Solo cavilli di aspetto tecnico” -diranno i nostri legislatori. Sembra che la politica dei nostri governanti e legislatori -nello specifico, e non solo- piuttosto che quella che ci ripetono tutti i giorni (“stiamo diminuendo le tasse”) sia quella di farci mediaticamente credere che sia cosi, ma poi la sostanza non cambia. Ci spiace, ma noi tutto questo vento di novità sulla cosiddetta comunicazione e informazione dello Stato (Rai), proprio non la vediamo, e continuiamo ad essere tenaci assertori dell’abolizione di questa imposta e la privatizzazione e vendita della Rai.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc