Mancano solo quarantottore al termine fissato dal Ministero dell’Istruzione per rispondere alla proposta di assunzione a tempo indeterminato della fase C prevista dalla riforma: i 48.794 docenti precari individuati dall’algoritmo top-secret del Miur, potranno dare il loro consenso alla stabilizzazione entro le ore 15,59 di venerdì 20 novembre. Una eventuale mancata risposta corrisponderebbe ad un diniego. La prossima settimana, sulla base delle risposte giunte dai precari sempre attraverso il sistema telematico Istanze On Line, tutti gli Uffici Scolastici Regionali convocheranno i docenti che hanno dato il loro assenso per definire l’assunzione, che per la grande maggioranza avrà effetto pratico solo a partire dal 1° settembre 2016.
Ammesso che dicano tutti sì, anche questa terza e ultima fase del piano straordinario di stabilizzazioni non ha comunque portato a termine il numero di immissioni in ruolo inizialmente indicate. E nemmeno di poche unità, ma per diverse migliaia di posti. In base a quanto previsto dal Miur, sulla base delle indicazioni contenute nel comma 98 della Legge 107/2015, le assunzioni della fase C dovevano infatti essere oltre 55mila, sostegno compreso Invece, se ne sono portate a termine oltre 6mila in meno, perché nel frattempo diverse graduatorie, su tutte sostegno e matematica, si sono esaurite e risultate prive di candidati.
Considerando che già nelle tre fasi precedenti – la 0, A e B – si erano “persi per strada” altri 10mila posti, su 48mila previsti, sempre per l’esaurimento di precari in non poche classi di concorso delle GaE e delle graduatorie di merito, al computo complessivo di assunzioni della Buona Scuola mancano quindi all’appello più di 16mila posti. E ciò malgrado il Miur avesse escogitato la nomina dei nuovi docenti da annettere all’organico potenziato, individuati dai Collegi dei docenti, non su singole classi di concorso ma su aree disciplinari, che tra l’altro porteranno alle scuole tanti insegnanti ben diversi da quelli richiesti e di cui le scuole avevano bisogno (motivo che, sommato alla mancanza di trasparenza nell’assegnazione delle province, ha indotto l’Anief a presentare formale diffida al Miur).
“Si tratta di un numero di altissimo di posti persi – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché delle 102mila assunzioni che la riforma doveva effettuare, alla fine nella migliore delle ipotesi ne sono state effettuate 38mila nelle prime tre fasi e poco più di 48mila in quella attuale. Ma gli 86mila immessi in ruolo sono poco più della metà degli originari 150mila che il Governo aveva promesso di stabilizzare non più di un anno e mezzo fa, attraverso la prima versione della riforma presentata in ‘pompa magna’ dal premier nel settembre del 2014”.
“Soprattutto – continua il sindacalista Anief-Cisal – continuiamo a chiedere al Ministero perché tanta ostinazione nel respingere l’assunzione su quei posti dei tanti docenti abilitati inseriti nelle graduatorie d’Istituto, che hanno conseguito il titolo esattamente come tutti coloro che sono stati assunti sino al 2011. Perché, inoltre, si è preferito escludere dalla fase C del piano assunzioni della riforma, i docenti d’infanzia dal momento che ne sono stati previsti 7mila da assumere attraverso l’imminente concorso a cattedra”.
“Nel risponderci – conclude Pacifico – vorremmo che l’amministrazione faccia altrettanto per giustificare la mancata immissione in ruolo del personale Ata, come se le scuole potessero essere gestite senza il prezioso apporto di amministrativi, tecnici e ausiliari. Cosa aspetta il Miur a fornire una spiegazione di così tante esclusioni illogiche? Perché devono essere sempre i giudici a sanare queste situazioni discriminanti?”.