di Roberto Gugliotta
Noi di IMG Press sosteniamo che il problema più grosso che si troveranno ad affrontare coloro che verranno ad amministrare dopo la parentesi Accorinti sarà quello dell’identità generale: che cosa vuol essere Messina? La città dei Palazzinari che si crede ricca per via dei quintali di cemento che impone alla comunità quasi fosse una medicina per tutti i mali? La città della cultura, dell’accoglienza, del verde e del turismo? E soprattutto: sarà concesso alla nuova classe dirigente fare concorrenza ai raccomandati del SISTEMA che sembrano godere di una schiacciante supremazia nonostante siano diversamente professionali? Credo che, in senso umano, non ci sia quasi nulla da scoprire. Non siamo migliori di quei nostri politici che oggi Accorinti bacchetta e demonizza con vigore. Capisco il rammarico, o il confronto di certi rivoluzionari da salotto che vedono tramontare il loro mondo di slogan. Ognuno di noi ha visto morire idee, princìpi, costumi, gusti e sentimenti: niente assomiglia a ciò che abbiamo conosciuto prima della venuta di Accorinti epperò rimpiango forse alcuni valori, o qualche certezza. Sapevo chi erano i buoni e i cattivi. E così, tra una emergenza e l’altra che mette a tappeto Messina, mi chiedo: che cosa è rimasto di paladino nel professore Accorinti e di etica nella rivoluzione dal basso? E che cosa li unisce e li divide, programmi o spartizione del potere? Oggi, con tutta la generosità che posso concedere agli amministratori, vedo molta confusione. Ogni opinione, in questa materia assai complicata, è rispettabile, e anche i molti e contrastanti interessi sono legittimi. Non c’è potere, editoriale compreso, che non tenda a espandersi, e a guadagnare, in euro e in prestigio; e non c’è persona che non desideri avere i giornalisti amici. Ma la realtà è ben diversa dai contenuti di certi resoconti. E’ evidente che la rivoluzione dal basso, e spiace doverlo ricordare a dei pacifisti, ha creato alcuni inconvenienti: non ci sono più i servi, e non è sempre praticabile la spartizione delle anime. Ancora: la cattiva opinione sulla politica esiste perché esiste una cultura dello scambio amorale, una propensione diffusa al favore, al particolarismo clientelare in molti che vengono eletti o promossi colonnelli. E quindi, i grandi mali – malcostume, raccomandazioni, favoritismi, complicità – ci affliggono perché riflettono in realtà caratteristiche fondamentali della nostra psicologia, del nostro modo di vivere. Ci scandalizziamo (giustamente) per il gettone di presenza ma preferiamo non scoprire che all’Università e al Policlinico può accadere di peggio. Più crisi di valori di così, non si può. E’ una crisi economica, istituzionale, morale e tecnica. Per me, che ho sempre praticato professionalità e pulizia, questo sfascio è terribile e non mi consola pensare che lo avevo annunciato. Tutti sono o si sentono personaggi e tutti credono di saper cavalcare la tigre. Come andrà a finire? Solo se saremo bravi a chiarire questi piccoli interrogativi potremo liberarci, una volta per tutte, delle tante persone meno talentuose prestate alla politica.