I dati Istat non ci meravigliano poiché confermano quanto previsto dalle recenti rilevazioni trimestrali dell’indice SEF Confesercenti Swg relative al mese di ottobre 2015. L’indice, che misura su una scala da 1 a 100 la Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane, è salito a quota 58, con un balzo di due punti su luglio, segnando il valore più alto da dicembre 2013.
L’opinione pubblica percepisce, nel complesso, un miglioramento, ma ribadiamo che dai nostri dati emerge un’Italia a tre velocità: un nord che è ormai fuori dalla crisi, il centro che prova a ripartire, mentre il sud è ancora al palo. Per questo chiediamo al Governo uno sforzo maggiore per il nodo Sud nella legge di Stabilità rinviato alla Camera. Con riferimento all’indicatore del SEF che analizza la situazione finanziaria delle famiglie, si evidenzia, infatti, che è in leggera discesa, a livello nazionale, la quota di famiglie che si dichiara insoddisfatta della propria situazione finanziaria (voce che include, oltre al reddito, eventuali debiti e patrimoni): ad ottobre sono ancora la maggioranza, ma scendono dal 54% al 53%.
Ma sono ancora fortissime le differenze tra le macro-aree del Paese: al Nord le famiglie che si percepiscono soddisfatte sono il 58%, al Centro scendono al 45%, mentre al Sud sono solo il 36%. Il 64% dei nuclei familiari insoddisfatti risiede nel Mezzogiorno, il 55% si trova al Centro ed il 42% risiede al Nord. Drammatico è, inoltre, il divario Nord-Sud sul fronte dei redditi. Mentre a livello nazionale prosegue il trend di leggero miglioramento generale del sentiment delle famiglie sulla propria capacità reddituale, ancora circa la metà delle famiglie (anche se la percentuale scende al 48% dal 50% di luglio) segnala che il proprio reddito le consente di pagare appena le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi, mentre sale dal 36% al 38% la quota di coloro che sente di avere un reddito tale da garantire una vita senza affanni.
Ma è soprattutto al Nord e al Centro che si avverte la ripartenza: il 47% (il 44% a luglio) delle famiglie ‘serene’ sono settentrionali, mentre il 35% ( il 31% a luglio) risiede nella parte centrale. Al Sud, invece, la crisi è ancora forte: le famiglie serene sono solo il 29%, quelle che segnalano di avere un reddito che non permette di arrivare alla fine del mese sono il 16%, lo stesso valore di luglio, contro il 13% registrato al centro e solo l’8% del Nord.
Alla luce di questi dati sottolineiamo con forza la necessità di sostenere le famiglie e le imprese delle regioni del Mezzogiorno che vivono ancora pesanti difficoltà economiche e faticano a recepire, rispetto al resto del Paese, i segnali di ripresa. Dobbiamo cambiare passo: ora serve un approccio strutturale, per frenare la morìa di imprese di questi territori e favorire le attività – come quelle commerciali, turistiche e culturali – che non possono delocalizzare”.