di Roberto Gugliotta
Mentre il ministro della salute fa passerella le condizioni degli ospedali messinesi sono queste… investimenti, fidejussioni, maggioranze, pacchetti, finanziarie, finanzieri in incognito, finanzieri in divisa, stormi di avvocati, ex presidenti, presidenti in pectore, presidenti protempore, aspiranti e aspirati. Se non ci diamo da fare saremo costretti a emigrare noi verso qualche sperduto paese africano. Almeno da quelle parti ancora danno un valore alla dignità e credono nella speranza. Non so se fossero davvero le nostre menti offuscate o i miei occhi, quello che ho visto in tante strutture del Policlinico è la cronaca di un servizio sanitario che funziona a fasi alterne. Una sanità che evoca avvenimenti che capitano a persone comuni, che nascondono il segreto del Sistema. Con tanti concorsi pilotati la sanità buona ha deciso che era meglio scomparire. Dileguarsi, negando la sua stessa esistenza. Il ministro della Salute oggi a Messina è diventato il candidato invisibile. Dunque è inutile andare a cercare un manifesto col suo faccione, è tempo perso girare per qualche reparto per assistere alle solite folcloristiche adunate di baroni e vassalli la sanità annuncia "Io non esisto. Non voglio andare tra altri malati". Non si può ammazzare chi soffre, bisogna sapere ascoltare, anche i suoni, i rumori dei muti. L’altra sanità non fa notizia, non deve avere spazio altrimenti che ne sarà della ministra Lorenzin: “Sono felice di trovarmi in questo Ateneo, uno dei più antichi d’Italia e che si affaccia sul mediterraneo con una storia importante. Questa è una università che ha insegnato l’accoglienza, che ha prodotto quella cultura dell’accoglienza che oggi viene praticata e che fa del popolo siciliano un popolo al quale deve andare la gratitudine di tutto il mondo. Oggi la ricerca abbatte tutti i confini questo territorio, grazie a questa università, può vivere una nuova stagione entusiasmante, a patto che sappia formare le persone e che il territorio sappia cogliere le opportunità. E quando parliamo di formazione parliamo di preparare una generazione al mondo dopo la crisi, che dovrà essere alla portata di chi vuole scommettere sul futuro. Chi lo fa deve avere il valore dell’etica e la gioia della curiosità”. E se la smettessimo? Se la smettessimo di raccontarci questa favola: che noi siamo un popolo di brava gente votata al bene del prossimo. Non è vero. Sono i fatti che accadano quotidianamente, magari all’interno di una struttura come il Policlinico, che ci descrivono, ci rivelano. Frase grossa. Come si fa pagare il medico che ci prescrive le medicine e il farmacista che ce le consegna. Perché dovrebbe essere gratuito, invece, il merito? Aveste avuto qualche avo indagato per gravi fatti di mafia, o aveste deciso, le sorti di qualche Governo del passato, il vostro spazio oggi l’avreste avuto. No? E allora, ecco svelato un altro mistero della città dello Stretto. Non fate notizia. La salute come la cultura, è cosa nostra.