di ANDREA FILLORAMO
L’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, dopo più di due mesi dalle dimissioni di Mons. Calogero La Piana, è ancora “sede vacante”; non è stato, cioè, ancora scelto dalla Santa Sede il nuovo arcivescovo, che dovrà prendere su di sé il peso di una diocesi non facile, anzi estremamente problematica, particolarmente dopo la “bufera” che l’ha investita con l’”abbandono” del suo metropolita ancora molto discusso in tutto il territorio. Chi sa quanto tempo ancora passerà. Sappiamo che è impossibile fare il “toto-vescovo “. E’ certo che Papa Francesco, nella nomina e nella sostituzione dei vescovi italiani ha una linea molto chiara: scuotere la chiesa italiana, mescolare le carte, troncare carrierismi e ambizioni di presuli, che sperano di intraprendere “scalate alla cattedra”, scegliere particolarmente fra i parroci, come è avvenuto per il nuovo arcivescovo di Palermo.
Il procedimento spesso adottato da Bergoglio, al contrario del suo predecessore, è quello di privilegiare persone valide anche se al di fuori della propria terra d’origine, cioè dalla propria regione. Se guardo, per esempio, la Lombardia, regione nella quale risiedo, noto che a Cremona recentemente è stato nominato don Antonio Napolioni, 57 anni, parroco e vicario episcopale a Camerino, nelle Marche. A Pavia nuovo vescovo è don Corrado Sanguineti, 51 anni, pro-vicario generale a Chiavari, Liguria. Rimando ancora in Lombardia e mi chiedo: chi succederà dopo il 7 novembre 2016 quando il card. Angelo Scola presenterà le dimissioni per motivi di età. Chi nominerà il Papa in sostituzione del suo principale avversario nell’ultimo conclave? Nessuno lo sa. E’ certo che la figura del Vescovo non è più vista in un’aureola di maestà e di prestigio o di sacralità, come nel passato e il nuovo arcivescovo di Messina, dato che la “piazza” non è di quelle facili, dovrà affrontare molte “grane”, che hanno fortemente lacerato la città e l’intera arcidiocesi. Nessuno sottovaluti, per esempio, la questione della “Casa del Clero” o gli sviluppi che in seguito forse avrà l’eredità Bertolami o quella delle ultime nomine e promozioni fatte da Mons. La Piana pochi giorni prima delle sue dimissioni, che molti mettono in discussione. La diocesi inoltre, negli anni scorsi, ha vissuto degli scandali di sacerdoti dalla dubbia moralità, dei quali non si è saputo più nulla e c’è chi parla anche di “gestione sciatta dei beni ecclesiali” e di vicende non chiare, perché non rese trasparenti e partecipate nella “gestione economica” della diocesi. Non è sufficiente per molti annunciare che non ci sono “buchi” e che si tratta di “normali difficoltà” date dalla crisi economica. Nessuno, infatti, oggi si accontenta degli annunci ma vuole vedere. Se è vero che le caratteristiche dei vescovi vengono attentamente vagliate dalla pontifica congregazione apposita in relazione alla sede preposta, speriamo che, nel curriculum di chi sarà arcivescovo di Messina ci siano le caratteristiche che faranno sperare i messinesi che egli sia l’uomo giusto al posto giusto. Si spera che chi sarà scelto a essere il pastore della diocesi peloritana, dopo aver attentamente vagliato la situazione della diocesi, abbia il coraggio di liberare il “palazzo” e di fare piazza pulita degli “arrivisti”, degli “arrampicatori” e sperimenti nuovi approcci, scelga dei collaboratori capaci di svolgere il servizio pastorale con disponibilità, competenza, consapevolezza e attenzione a mettere sempre al centro la persona, secondo gli insegnamenti tipici del mondo pastorale.