Il quadro descritto dal Censis conferma quanto da anni l’Anaao Assomed, e le altre organizzazioni sindacali mediche e sanitarie, vanno denunciando, inascoltate.
La diminuzione del perimetro di tutela pubblica non solo crea notevole insoddisfazione tra i cittadini, ma lascia spazio ad un privato sostitutivo, per chi può permetterselo. Agli altri non tocca che aspettare o rinunciare. L’aumento del tempo di attesa per le prestazioni, come anche quello per avere un posto letto in ospedale, testimoniato dalla drammatica situazione dei Pronto Soccorso, è figlio dei tagli a tutto quello che costa e dell’impoverimento numerico del personale che finora ha tenuto aperti i cancelli della “fabbrica sanità” con decine di milioni di ore di lavoro non retribuite.
Crescono le diseguaglianze territoriali, espressione ormai di un federalismo per abbandono che lascia alla deriva un terzo della popolazione italiana, cui si nega, a distanza di sei mesi, perfino un Assessore alla Sanità o un Commissario ad acta. Nell’indifferenza del Ministro della salute e del Governo, strabico al punto da guardare ad ogni rivolo di Welfare, ma cieco davanti al mare della sanità, si sta consumando l’universalismo del SSN, dove la crescita della spesa a carico dei cittadini convive con il gonfiarsi delle fasce di popolazione che non accedono alle cure. l diritto della salute da uno e indivisibile diventa funzione del reddito e della residenza.
Anche per denunciare l’agonia di un sistema e salvare quello che resta, il 16 dicembre la sanità protesta con lo sciopero dei medici, dei veterinari, dei dirigenti sanitari, dei MMG e dei Pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali.