Successo per la danza siciliana portata in scena a Scenario Pubblico lo scorso weekend da Ilenia Romano, Simona Miraglia e Stellario Di Blasi. I tre danzatori/coreografi hanno firmato il debutto del collettivo di artisti SicilyMade ottenendo un grande successo. Giovani creativi che attraverso l’incontro e lo scambio indagano le modalità di azione e reazione di una moltitudine di individui, artisti e non, inseriti in un contesto territoriale specifico, la Sicilia.
Tre modi di interpretare la danza in tre progetti diversi ma accomunati dalla capacità di sapere usare il corpo in modi differenti e dalla sicilianità della concezione coreografica dei tre talenti. Nonostante fossero tre coreografie e quindi tre spettacoli a sé, infatti, è evidente un certo fil rouge che il accomuna. Tutti trentenni e tutti siciliani, (Catania, Caltanissetta e Messina le città natali) hanno scelto Scenario Pubblico come luogo di residenza partecipando al progetto ACASA e sviluppando qui il loro progetto coreografico.
I primi ad andare in scena sono Simona Miraglie e Alessandro Sollima in Il II Sesso (il sogno). Una danza a tratti lenta, a tratti ripetitiva come ripetitiva è la violenza su quello che ancora oggi viene considerato il sesso debole. Una danza anche drammatica che nasce “ispirandomi al Secondo sesso di Simone De Beauvoir”, afferma la coreografa Miraglia. “La performance vuole interrogarsi sul cosa sia la storia delle donne, ma in particolare spingere il pubblico a interrogarsi sulla tragicità di questo fenomeno aberrante che è il femminicidio. I numeri parlano chiaro, si tratta di un centinaio di morti all’anno e questo significa che una donna muore per mano di un uomo che la considera sua ogni due giorni”, aggiunge.
Dopo la danza riflessiva di Simona Miraglia e Alessandro Sollima Stellario Di Blasi incanta il pubblico con la sua energia. “La medesima ossessione: il corpo”, uno dei primi lavori da coreografo, è danzato in un solo da Di Blasi sulle musiche originali e improvvisate dal vivo da Marco Saija. Uno spettacolo che mette in mostra il corpo, metaforicamente e letteralmente, una danza carnale che attraverso il corpo virile viaggia dentro e oltre il limite del non luogo: la nostra condizione moderna. “Si tratta di una piccola drammaturgia sull’istinto dell’essere”, afferma l’autore Di Blasi. “Il corpo è simbolo di una fragilità umana, una scissa tra il finito e il non finito, un’esistenza sempre a metà che non trova completezza se non accetta la sua incompletezza, il suo essere duale”, conclude.
L’ultimo spettacolo prima dei grandi applausi del pubblico e della partecipazione durante l’incontro con i coreografi la domenica sera, è OneWomanClichéShow di Ilenia Romano. Un tentativo di esorcizzare lo stereotipo attraverso una sorridente affermazione e accettazione dell’essere cliché vivente, del "sono e non vorrei", del "non sono e vorrei essere", del "vorrei ma non posso", del "devo ma non voglio eppure posso".
La sua è una danza sincopata, a tratti nervosa i cui tutti i muscoli sono sempre in tensione e come in continua evoluzione. “È un lavoro nato da un’analisi di me stessa quando ho compiuto trentanni – afferma la coreografa che ha curato anche il montaggio musicale, audio, dei costumi e delle luci – e mi sono resa conto di essere un cliché vivente. Non deve essere considerato qualcosa di leggero però, perché quando il cliché si consolida e ripete nel tempo può diventare un archetipo”.