Pochi si ribellano Perché pecunia non olet

di Ettore Sentimentale

Come già anticipato, vorrei riprendere la dichiarazione di mons. Laurent Ulrich sulla incompatibilità fra essere cattolici e xenofobi e aggiungervi qualche personale provocazione. L’arcivescovo di Lille, il 24 nov. u.s. affermava: “Certo, la Chiesa cattolica non riconosce a nessun programma [politico] una perfetta equiparazione con il suo insegnamento sociale, ma ogni linguaggio che esclude l’altro, perché è altro, non è compatibile con l’insegnamento del Cristo”. È chiaro che sulla sfondo vi è la diatriba con il FN (apertamente xenofobo), ma dietro questa espressione coraggiosa intravedo una conferenza episcopale (il vescovo in questione si è rifatto a quanto affermato da mons. GerorgesPontier, presidente della Conferenza episcopale francese, “CEF”), quindi un ambiente socio-religioso-culturale che apertamente riesce indicare con chiarezza la strada agli uomini di buona volontà e si fa voce profetica nei confronti delle istituzioni politiche, invitandole a garantire dignità a tutte le persone.
La prima riflessione che sorge spontanea riguarda il cambio di rotta dei vescovi d’oltralpe, se -come tutti sanno perché lo stesso interessato lo ha confermato – nel 1995 l’opposizione aperta di mons. Jacques Gaillot contro il ministro dell’Interno Pasqua proprio sull’accoglienza ai “sans papier”, gli ottenne la “promozione” a vescovo di Partenia. In Italia vi è pure qualche vescovo (vedi lo scontro in Tv fra mons. Montenegro e il segretario della Lega Salvini) che apertamente si schiera contro il fanatismo corporativistico di coloro che vorrebbero chiudere ermeticamente le frontiere all’arrivo dei disperati.
Mi pare però che non sia stata mai direttamente affrontata l’incompatibilità religiosa fra chi si professa “cattolico, apostolico” e detesta “l’invasione straniera”, soprattutto quella di matrice islamica. E dire che ogni tanto, appare sulla scena religiosa qualche stretto osservante del magistero che riprende la scomunica comminata dalla Chiesa nell’immediato dopoguerra verso chi votava PCI. Mentre da alcuni anni la Chiesa ha comminato la scomunica ai mafiosi che non cambiamo rotta, perché il sistema di vita e il comportamento di sopraffazione mafiosi vanno diametralmente contro la logica del vangelo.
Mi sembra però che ufficialmente la Chiesa non si èancora espressa verso quei partiti e movimenti politici che “cristianamente ispirati” inseriscono nei loro programmi il rispetto della vita, dei fanciulli, del matrimonio fra uomo e donna, della fine della vita, della condivisione dei beni, del rispetto degli operai, della preoccupazione dei disoccupati e poi…quasi per incanto intercalano una “variabile di aggiustamento”: l’accoglienza degli stranieri!
Penso che le varie scuole di formazione socio-politica presenti nelle varie diocesi d’Italia insegnino a grandi linee che il ruolo della Chiesa consiste anche nell’istruire le coscienze, nell’offrire dei punti di riferimento per l’analisi politica. In questa delicata mansione ecclesiale penso non manchino l’impegno per i più fragili, il rispetto della vita e della dignità della persona umana, le politiche sociali e familiari con particolare riguardo all’educazione dei giovani, il dialogo con tutte le correnti del pensiero umano, la pace, il rifiuto categorico della violenza verbale…In questo elenco però non può mancare “un criterio inaggirabile che è l’accoglienza dell’altro”.
Su questa “piattaforma” – certamente non esaustiva perché va adeguata e contestualizzata nei vari àmbiti locali, regionali, nazionali e internazionali- ma costituita di intenti vincolanti per tutti ci si deve muovere per costruire l’integrazione fra “l’uomo” e il “cristiano” in chiave sociale.
Vorrei infine mettere in guardia i cristiani che il fanatismo socio-politico-religioso è un virus che subdolamente oltrepassa le frontiere, eppure non è “clandestino”: si annida infatti nel cuore degli occidentali, si foraggia di economia “barracudiana” e circola liberamente fra i paesi di Schengen…ma pochi si ribellano. Perché “pecunia non olet”.