Il martirio della Chiesa in Spagna prima e dopo la guerra civile (1936-39), forse è quello numericamente più grande della storia cristiana, lo scrive Marco Respinti, recensendo su La Roccia, il libro di Mario Arturo Iannaccone, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), Lindau (2015). La Chiesa ha già riconosciuto il martirio di oltre 1500 cattolici assassinati prima e durante la Guerra civile spagnola. Cambiano le epoche, ma rimane il fatto che i cristiani sono sempre perseguitati, dal comunismo ieri così come oggi dall’islamismo, da diverse forme di fondamentalismo religioso e dal relativismo laicista. Del resto il Signore ci aveva avvertito: “perseguiteranno anche voi”. Prendendo in mano il voluminoso testo del giornalista cattolico Iannaccone, quello che colpisce più di ogni altro elemento è il lunghissimo elenco, pubblicato in appendice, ben 66 fitte pagine di nomi di preti, monaci, suore, religiosi, laici cattolici uccisi violentemente dai miliziani repubblicani anarco-comunisti prima e durante la cosiddetta Guerra Civile spagnola. Una pagina di Storia volutamente a lungo omessa o trascurata dalla storiografia, perlomeno fuori dalla Spagna franchista. Dopo 1975 con la fine del regime di Francisco Franco, la storiografia è rimasta ostaggio di opposte ideologie e solo da pochi anni un’impressionante serie di beatificazioni ha richiamato l’attenzione su quanto realmente accadde.
Lo studio imponente di Iannaccone, più di 600 pagine, e sicuramente il più completo e recente in lingua italiana, documenta e mette sul tappeto una verità pesante e grave, “comunemente taciuta allo scopo di cancellare con l’oblio, o generalmente ammessa a denti stretti e con lacune penose, quando proprio non è possibile negarla del tutto”. Per troppi anni si è nascosto il sacrifico immane cui furono sottoposti i cattolici, in una delle più feroci persecuzioni del Cristianesimo. Una persecuzione, forse simile a quella a cui furono sottoposti i cattolici messicani negli anni 20, da parte del governo massonico messicano del presidente Calles.
Il libro è presentato da monsignor Vicente Carcel Ortì, che da decenni studia, e pubblica, la storia dei martiri di quel periodo insanguinato. Il presule spagnolo, ricorda che furono molti gli amici italiani che gli dissero di non aver mai saputo nulla di quella persecuzione, perchè nei libri di testo usati nei Licei e nelle Università non si parlava di quegli orribili fatti, di cui era responsabile la repubblica spagnola dal 1931 al 1939. Il numero accertato degli assassinati in quanto cattolici è di 6832 persone: 4184 del clero regolare, 2365 religiosi e 283 religiose, quasi 3000 laici. Iannaccone nel suo volume smaschera la leggenda che la Chiesa Cattolica è stata perseguitata dai repubblicani del governo Azana perché i vescovi e i preti si erano schierati con i nazionalisti di Franco. Tutto falso perché la persecuzione iniziò praticamente nel maggio del 1931, e ci furono anche martiri nella rivoluzione socialcomunista delle Asturie nel 1934. Poi si arrivò allo scoppio della guerra fratricida, il 18 luglio 1936, la più crudele mai avvenuta in Spagna, con un bilancio totale di circa 300 mila morti (caduti nei campi di battaglia, nonchè le vittime delle repressioni sia dei repubblicani che dei nazionalisti).
Purtroppo furono in tanti “a mischiare le motivazioni essenzialmente religiose con altre questioni di carattere politico e sociale, quasi a giustificare il massacro di sacerdoti, religiosi e laici cattolici”, scrive monsignor Ortì. Così si confusero coloro che furono uccisi per motivi di fede (martiri) con altri che lo furono uccisi per ragioni politiche (vittime della repressione) e, quelli uccisi nei campi di battaglia. “Nessuno fece questa distinzione elementare per distinguere i morti di quella tragedia, perché non tutti i morti sono uguali, anche se meritano rispetto”.
Comunque sia una cosa è certa nell’area repubblicana, il culto cattolico fu proibito: La Chiesa per il governo ateo e rivoluzionario, ufficialmente non esisteva. Ecclesiastici e le religiose furono uccisi perchè erano uomini e donne di Chiesa, per lo stesso motivo furono assassinati uomini e donne dell’Azione Cattolica e di altri movimenti ecclesiali. “Ma nessuno di loro fu implicato in lotte politiche e ideologiche, e tanto meno vi prese parte”.
Molti di loro erano giovanissimi, studenti tra i 18 e i 21 anni, come i Fatebenefratelli di San Giovanni di Dio, i clarettiani di Barbastro, gli agostiniani di El Escorial, i francescani, i domenicani, i trinitari, i carmelitani, gli scolopi, i salesiani, i maristi e così via. Dati impressionanti, peraltro anche le opinioni dei persecutori, sono sconcertanti, per esempio, sul clero di Spagna, il problema non si pone, sostenevano i miliziani rossi,“perchè tutte le chiese sono state distrutte”. Un capo del partito operaio marxista in un discorso pronunciato a Barcellona nel 1936, non esitò a dichiarare: “…Il problema della Chiesa lo abbiamo risolto completamente, andando alla radice: abbiamo soppresso i sacerdoti, le chiese e il culto”.Un altro capo comunista, Josè Diaz, il 5 marzo 1937 disse a Valencia: “Nelle province in cui dominiamo, la Chiesa non esiste più. La Spagna ha superato di molto l’opera dei Soviet, perchè la Chiesa, in Spagna, è ora completamente annientata”. Secondo Hugh Thomas, “in nessun altro momento della storia della Spagna, e forse persino del mondo, si è manifestato un odio così passionale contro la religione e tutte le sue opere. Molti di quei crimini furono accompagnati da una frivola e sadica freddezza”.
Monsignor Ortì documenta efficacemente nei suoi numerosi studi che già prima dello scoppio della guerra civile, era iniziata la persecuzione della Chiesa cattolica, soltanto dopo il 1937, la Chiesa appoggiò apertamente una delle parti del conflitto, cioè i nazionalisti, perchè dall’altra parte, controllata dai repubblicani, si continuava a uccidere gli ecclesiastici e i cattolici praticanti. Sostanzialmente la Chiesa, fino alla fine cercò sempre di evitare di prendere posizione. E’ interessante rileggere la lettera collettiva dell’episcopato spagnolo del 1° luglio 1937. “All’epoca era quasi impossibile che la gerarchia potesse assumere un atteggiamento diverso”, scrive Ortì. La lettera l’avrebbe firmata chiunque. Il cardinale Tarancon, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, nel 1980disse: “Pretendere di giudicare i vescovi dell’anno 1937 con criteri teologico-giuridici attuali o secondo le correnti che esistono ora nella Chiesa nel campo delle relazioni della Chiesa con la comunità politica, implicherebbe una mancanza di prospettiva e persino di onestà”. I vescovi non volevano la guera e non la cercarono. Per monsignor Ortì, “le sue vere cause stanno nei cinque anni di laicismo repubblicano, caratterizzati dalle limitazioni alla libertà religiosa, dal disordine sociale, dal disfacimento della vera democrazia e dall’infiltrazione comunista”. Del resto, che cosa avrebbero dovuto fare i vescovi dinanzi alla persecuzione del clero e alla distruzione quasi totale della Chiesa? “Non avevano altra scelta di quella di sostenere quanti li salvarono dalla persecuzione e dalla morte”. Pertanto, prima dell’insurrezione nazionalista del 1936, la Nunziatura dal 15 maggio 1931, presentò al Governo della Repubblica ben 95 note di protesta diplomatiche, alcune molte lunghe, ben argomentate ed energiche contro la violazione dei diritti umani elementari. In questi 5 anni,“erano state date alle fiamme 239 chiese, erano state distrutte numerose opere d’arte, erano stati violati tabernacoli, gettate per terra ostie consacrate poi calpestate, disseppellite salme di vescovi e monache, imposte tasse ai funerali cattolici…”
Il libro di Iannaccone è rigorosamente ben documentato racconta sinteticamente tutti i vari passaggi politici, sociali, economici che hanno portato allo scoppio della guerra fratricida. Per il momento mi fermo, alla prossima.
Domenico Bonvegna
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