di ANDREA FILLORAMO
L’insistenza fatta da questo giornale sulle reali motivazioni delle dimissioni di Mons. Calogero La Piana da arcivescovo di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, non nascono dall’insipienza o dal malanimo di qualcuno nei confronti di un vescovo che indubbiamente è stato amato da una certa parte del clero ma dal rispetto che si deve a chi, nel compiere quel passo, ha indubbiamente molto sofferto. Sembrerebbe questo un paradosso ma non lo è. L’invito pressante alla trasparenza, rivolto alla Curia Messinese e a chi la rappresenta è fatto per evitare che circolino ancora, a distanza di tre mesi dalle stesse dimissioni, notizie anche false relative all’operato del vescovo emerito o addirittura di “carte” e “documenti” presentati o che sono compromettenti. Se questo è vero, è preferibile dire tutta la verità, dato che nessuno ha creduto ai motivi di salute.Meglio sapere che farsi ingannare con delle futili bugie. La bugie crescono e portano solamente a ferire le persone, bloccano in uno stato di dubbio che non si riesce a superare. Certo che dire la verità non è facile. Soren Kierkegaard scriveva: “Comunicare la verità è soffrire; se non soffri nemmeno comunichi la verità”. Oltretutto, dice Seneca: “il tempo scopre la verità”. Sì, è proprio così. Ciò vale particolarmente ai giorni nostri quando persino i segreti del Vaticano, come sappiamo, vengono facilmente violati. E’ assurdo che ancora leggiamo su internet pagine intere su La Piana e sulle sue dimissioni senza che nessuno abbia cercato di rispondere alle domande che molti ancora si pongono. Non basta dire che si tratta di “spazzatura” mediatica. Se è così nessuno si può permettere di porla sotto il tappeto ma è obbligato a servizi di “scopa” e “paletta” e al più presto “ramazzarla”. A mò di esempio cito un articolo molto significativo di Felice Irrera sul blogcriccamagazine, in cui egli manifesta scetticismo e non solo sui motivi ufficiali delle dimissioni di La Piana e scrive: “Davvero strano che i poteri forti cittadini, rappresentati soprattutto da certa stampa, siano stati colti di sorpresa come un fulmine a ciel sereno: possibile che non si fossero accorti davvero che qualcosa non andava nella conduzione della Diocesi? Qualcuno ha pensato, forse per giustificarsi, di mandare in onda scorci dell’intervista al predecessore di La Piana, Giovanni Marra, che ha dichiarato di averlo incontrato la settimana precedente al San Tommaso e che nulla lasciava presagire questa decisione, dovuta probabilmente a “malessere fisico e forse morale”. Aggiunge, poi :”E pensare che La Piana nella sua conferenza stampa se l’è presa proprio con la stampa (però solo quella on-line), chiamata “ignorante e presuntuosa”, “costruttrice di falsità e di menzogne”, fatta di “raccoglitori e spargitori di fango”. Proprio quella stampa sul web che più volte ha messo in rilievo le sue continue beghe con i confratelli, i suoi forti scontri verbali con essi, il suo comportamento dittatoriale, oltre a certi lati oscuri dell’amministrazione: in particolare, alcune testate locali hanno riportato indiscrezioni relative alle condizioni economiche dissestate dell’Arcivescovato, con un buco che sarebbe milionario. Rumors, voci e ipotesi da confermare che non hanno mancato e non mancano ancora di provocare lo scompiglio nel mondo ecclesiastico locale. Irrera, poi, fa riferimento al caso di Tirreno Ambiente, che commenta così: “Qui non si tratta, come La Piana ha detto, di “scambiare lucciole per lanterne” perché occorrerebbe che in una Chiesa che vuole veramente essere maestra e soprattutto “povera”, come vuole Papa Francesco, non ci fossero nemmeno le lucciole”.E a proposito di bilanci, è risultata piuttosto semplicistica l’affermazione da parte del presule che in tutte le famiglie ci sono “momenti di crisi”, ma che parlare di “ammanchi” è fuori luogo. Ci verrebbe da chiedergli se proprio per sanare un bilancio dissestato sia scattata da diverso tempo da parte della Diocesi la locale “spendingreview” che, come altrove abbiamo scritto, ha portato non solo al ritardato pagamento degli stipendi ai docenti, ma poi alla chiusura pratica dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Santa Maria della Lettera” di Messina (con l’annessa biblioteca rimodernata da poco, con un lavoro encomiabile, da un laico, che, posto che mai fosse stato assunto, è stato ovviamente licenziato); e all’incameramento da parte della Curia di una somma da parte dei Rogazionisti in cambio della vergognosa chiusura della “Casa del clero”.Irrera conclude così: “Ha dimostrato di non aver compreso, se non molto tardi, di scaricare così i suoi problemi sulla diocesi, ridotta dal suo stesso operato, ondivago e incapace di sostenere il suo ruolo e di indicare una rotta, ad uno scontro continuo tra fazioni. Gli si può, insomma, rimproverare di non aver tratto quando doveva, molto prima, le stesse conclusioni che gli servono ora per giustificarsi: allora sì che avrebbe dimostrato con ‘senso di responsabilità’, onestà e grande amore per la Chiesa.E quanto alla denunzia di una società caratterizzata da menzogna, arrivismo, ricerca del proprio interesse, corruzione, è proprio sicuro Monsignore che dentro di essa ci siano solo i giornalisti?”. Irrera, nell’articolo citato, non ha fatto riferimento al bruttissimo caso dell’eredità Bertolami. Forse non lo conosceva. Chi lo conosce e pensa che sia stato particolarmente questo caso a costringere La Piana alle dimissioni, chiede che anche su di esso e particolarmente su di esso, si faccia piena chiarezza. Non sappiamo se la chiarezza debba darla l’Amministratore Apostolico, che è un vescovo onesto, o qualche altro né sappiamo come. Diciamo solo che è un’esigenza di quanti amano la verità, che vogliono liberarsi definitivamente di questo “ciarpame”, che ha arrecato danni non solo a un uomo che si chiama La Piana, ma a tutto il clero, diviso e frastornato e a una intera diocesi, che ha avuto dei grandi e indimenticabili arcivescovi che si chiamano: Paino, Fasola, Cannavò, Marra e che appartenente al suo clero ha avuto il Cardinale Franco Montenegro.