La legge di stabilità 2016 approvata ieri dal Parlamento rappresenta una manovra indubbiamente espansiva, ma non per il Servizio Sanitario Nazionale, lasciato nell’involuzione recessiva in cui anni di tagli lo hanno precipitato. E per i suoi medici e dirigenti sanitari, cui non porterà un contratto negato da 7 anni. Senza allontanare il peggio che, a detta dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, deve ancora arrivare.
Al di là dei giochi di parole, commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed Costantino Troise, il mantra del zero tagli in sanità fa a pugni con i documenti ufficiali che prevedono una spesa sanitaria al 6,5% del PIL, un livello che non ci consentirà di mantenere i buoni risultati di salute conseguiti. E le crepe cominciano a vedersi. L’aumento delle diseguaglianze non solo tra Regioni, ma anche tra cittadini e famiglie, porta via pezzi di universalismo e di equità, declinando il diritto alla salute secondo il censo e la residenza. E l’aumento della spesa privata si accompagna ad un incremento del numero di italiani (6 milioni, secondo dati Istat 2015) costretti a rinunciare alle cure, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi in quella privata. Cominciano anche a palesarsi conseguenze sullo stato di salute. Nel Sud l’aspettativa di vita in buona salute è di 55,4 anni contro i 60 del Nord Italia, mentre i media si interrogano sull’aumento di mortalità assoluta, dall’Anaao già segnalata, registrata nei primi 7 mesi dell’anno 2015 (11%, quasi 66.000 decessi in più), solo in minima parte giustificabile dal processo di invecchiamento. Come negli anni della prima e della seconda guerra mondiale.
Anche l’eccezionale tenuta dei Medici, che regge quello che resta del SSN, è al punto di rottura. Fantasmi incorporei per il Governo ed il Ministero della salute, che qualcuno ci ricorda non appartenere solo agli infermieri, degni di comparire nelle leggi di bilancio solo alla voce sottrazione, di risorse economiche, di competenze professionali, di prospettive di carriera. Quanto all’annuncio di assunzioni, il miglior commento viene dal governatore della Puglia: “Se noi avessimo avuto i soldi pomposamente promessi dal governo sarebbe stato più facile lavorare sulle assunzioni in sanità”. Nel frattempo, Governo e Regioni preferiscono continuare uno sfruttamento non retribuito dei Medici, condannati ai lavori forzati, a costo di aumentare il rischio per i pazienti e pagare un maggior numero di risarcimenti. Salvo piangere lacrime di coccodrillo sulla medicina difensiva.
I tagli del sistema socio-sanitario, uniti alla crisi economica che incrementa la numerosità dei ceti sociali più fragili, stanno peggiorando lo stato di salute della popolazione generale contribuendo ad incrementare la mortalità, come è già successo in Grecia. Cittadini e Medici sanno che l’abbandono della sanità pubblica, tema sul quale le elezioni si possono vincere, come in Spagna, o perdere, scarica su di loro i costi delle politiche governative.