di ANDREA FILLORAMO
Per la prima volta da quando scrivo in questo giornale voglio fare il “poligrafo”, cioè lo scrittore che scrive su argomenti diversi e disparati senza preoccuparsi di approfondire. Lo faccio per dare delle non impegnative risposte all’autore della lettera firmata da chi non lo so, pubblicata il 27 dicembre su IMGpress, che ringrazio sentitamente per le osservazioni che fa ai miei articoli. Non approfondisco in quanto sicuramente lo farà lo stesso autore che nello scrivere si presenta come una persona intelligente e preparata (pago, come si vede, con la stessa moneta) e mi preme dirgli che la mia fede è mai venuta meno e che la “pace”, alla quale egli accenna nel suo scritto, la raggiungeremo, se Dio vorrà, e speriamo assieme, non in questa vita ma nell’altra. Attualmente, se cristiani, ci appelliamo a Cristo che dice: “non son venuto a portare la pace ma la guerra”. Del resto, caro ed illustre fratello: “non habemus hic manentemcivitatem”.
Il mio scritto poligrafo si articola su diversi argomenti richiamati dalla lettera ed ogni argomento finisce con una morale. Essi sono; 1) Il profilo del prete, 2) la mia Chiesa, 3) stare con la Chiesa non significa stare con il clero, 4) istigare fomentare? 5) il vescovo La Piana.
1) IL PROFILO DEL PRETE
Don Marco (nome di fantasia) è un prete di mezza età, scrupoloso, rispettoso del prossimo tanto quanto dev’essere un ministro di Dio, veste raramente con la talare, legge non solo l’Osservatore Romano o l’Avvenire ma anche i quotidiani seri, guarda la Tv con il dovuto distacco. A dire il vero egli ha un solo difetto: in lui non c’è assolutamente posto per gli sgarri, le angherie, i raggiri, i soprusi. Essendo il suo vivere perennemente teso al costante rispetto per ciò che è dovuto, egli è assolutamente incapace di concepire anche la sola idea dell’inganno, della frode, del fine nascosto, dell’ipocrisia, impossibilitato anche solo ad ammettere una giustificazione seppur minima alle prepotenze, ai contrattempi, alle promesse mancate e via dicendo. Pur non essendo affatto uno sprovveduto, questa sua propensione al giusto lo espone al rispetto degli amici ma anche al disprezzo e al mormorio di chi non lo conosce perfettamente. Vuole essere un prete d’avanguardia ma sempre un prete, sale della terra, luce del mondo, occhio che rischiara il corpo della Chiesa e bocca che pronuncia coraggiosamente la Parola di Dio.
Morale
Credo che l’autore della lettera firmata,leggendomi attentamente può comprendere e capire chi è, per me, e chi dovrebbe essere il sacerdote.
2) LA MIA CHIESA
Ho conosciuto personalmente il Card. Martini, conosco la sua visione della Chiesa, da rinnovare profondamente, che condivido pienamente… L’arcivescovo di Milano era fermamente convinto del ruolo decisivo del successore di Pietro nel confermare i fratelli: il maggior sviluppo della collegialità episcopale, da lui auspicato, voleva essere precisamente un aiuto all’esercizio il più possibile snello ed efficace del ministero petrino, oltre che una via per favorire l’effettiva sollecitudine per tutte le Chiese, di cui ogni vescovo è partecipe nel collegio episcopale. Nei rapporti, poi, con l’insieme del popolo di Dio quest’atteggiamento di rispetto per tutti si traduceva nella volontà di promuovere la “sinodalità”, intesa come partecipazione e corresponsabilità di ogni battezzato, secondo il dono ricevuto e il ministero esercitato, nei processi decisionali e nelle realizzazioni pastorali della Chiesa. Una comunità dove tutti si sentissero responsabili e ognuno lo fosse effettivamente in accordo con la vocazione ricevuta da Dio: tale era il popolo dei battezzati nel “sogno” di questo grande successore di Ambrogio.
Morale
L’autore della lettera firmata, leggendomi attentamente può comprendere e capire che sto interamente dalla parte della Chiesa, una Chiesa da rinnovare “in capite et in membris”.
3) STARE CON LA CHIESA NON SIGNIFICA STARE CON IL CLERO
Dice Papa Francesco: “Se ci si chiude nel ‘clericalismo’, nell’acribia ipocrita di chi codifica ‘regole e istruzioni’, allora avremo tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio". Papa Francesco vuole una Chiesa declericalizzata.
Morale
L’autore della lettera firmata,leggendomi attentamente può comprendere e capire che sto interamente dalla parte della Chiesa ma non del clero, al quale forse lui appartiene.
4) ISTIGARE, FOMENTARE?
Scrive Raffaele Morelli: “A tutti noi è capitato, a volte, di arrabbiarci con qualcuno fino a litigare e sappiamo bene quanto queste situazioni siano difficili e dolorose da gestire. Al di là del motivo scatenante, però, ciò che è pericoloso in questi momenti è la carica di aggressività che può essere riversata nel litigio e rendere la discussione non solo inutile ma anche distruttiva.Questo accade perché esiste in molti la tendenza a ‘mandare giù’ le insoddisfazioni e posticipare il confronto con l’altro: in questo modo la rabbia viene sempre più compressa fino a esplodere in modo violento e fuori luogo alla prima occasione. Oppure tentiamo in ogni modo di evitare discussioni, nel timore dell’aggressività nostra e altrui o perché, ‘imbevuti’ di moralismo, ci sforziamo di andare d’accordo a tutti i costi. Seguendo invece alcuni semplici consigli, il litigio, quando avviene, può trasformarsi in un importante momento di confronto e di crescita”.
Morale
L’autore della lettera firmata,leggendomi attentamente può comprendere e capire che far discutere non significa istigare e fomentare. Nessuno può negare che il clero messinese sia molto frammentato.
5) Il Vescovo La Piana
Comunicato della Curia Peloritana: “Si comunica che Giovedì 24 settembre, nell’ambito dell’Assemblea del clero tenutasi in Seminario, l’Arcivescovo S.E. Mons. Calogero La Piana ha comunicato che Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi metropolitana di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, da lui presentata, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico”.
Dalla Rete: “Un vero tsunami mediatico (e forse giudiziario) potrebbe presto sconvolgere gli equilibri religiosi dei messinesi: se il buco milionario trovasse riscontro, potrebbe innescarsi una polemica senza ritorno, su tutti i fondi e le offerte destinate alla diocesi peloritana. In attesa di conferme e/o smentite, non ci resta che esprimere tutta la nostra amarezza per un evento che potrebbe devastare irrimediabilmente la credibilità del porporato messinese”.
Morale
L’autore della lettera firmata scrive di non conoscere i fatti che hanno determinato le dimissioni di La Piana ma c’è chi li conosce perfettamente e ha scritto, anche per evitare all’arcivescovo la gogna mediatica. Sperava che in un rigurgito di trasparenza fosse lo stesso arcivescovo a esporsi, com’era giusto, in prima persona. Ciò però non è avvenuto. Ritengo che la verità, qualunque essa sia, verrà necessariamente a galla.