Lo Sporting Locri non c’è più, sciolta per mafia. Quella che se la prende con una squadra di calcetto femminile, quella che impone la paura, quella vigliacca dell’omertà silenziosa. Ma le ragazze non ci stanno e l’Uisp è al loro fianco: “Ancora una volta lo sport è lo scenario di una situazione pesante che non va taciuta – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – il caso delle ragazze dello Sporting Locri assume una valenza ancora più significativa sul terreno non solo sociale e politico, ma soprattutto culturale. Per questo l’Uisp è al loro fianco con il proprio manifesto nazionale, declinato al femminile: #Liberedimuoversi, come sportive e come donne”.
“Perché sotto attacco è una squadra femminile – prosegue Manco – Non c’è solo il diritto allo sport ma anche quello della pari dignità , della libertà di essere donne, di creare disturbo in un ambiente che qualcuno e qualcosa sentono come propiretà assoluta, di essere vincenti, in sostanza. Un segnale che preoccupa evidentemente una cultura mafiosa che ha l’obiettivo di non liberare energie, di non permettere percorsi di emancipazione, di reprimere spazi di cittadinanza. Sì, perché lo sport sa essere anche questo. Sentirsi pienamente cittadini, liberi e libere di vincere o di perdere perché lo sport premia il merito. Una squadra di calcio o un’attività sportiva, in tanti luoghi del nostro Paese, spesso rappresentano la sola occasione per vivere spazi di socialità, di partecipazione”.
“Tutti siamo chiamati non solo ad esprimere vicinanza e a sostenere che lo Sporting Locri continui il proprio campionato – conclude il presidente dell’Uisp – Ma dobbiamo metterci a disposizione perché ciò possa accadere. Per la Uisp non è in gioco solo il diritto allo sport, ma piuttosto, il diritto ad essere cittadine e cittadini con pari dignità e diritti, è in gioco, in sostanza, non la libertà dello sport ma quella di noi tutti!”.