Dalla triste storia di cronaca di pochi giorni fa, in cui a Locri la squadra femminile di calcio a 5 si è ritirata dal campionato a seguito delle pesanti minacce ricevute, alla storia della sposa-bambina per un patto di ‘ndrangheta, costretta a fidanzarsi a 13 anni con un uomo ben più grande per stringere i rapporti col clan Commiso. Sono storie di misoginia italiana che balzano alla cronaca, ma che sembrano costituire una quotidianità pericolosa.
Raffaella Calandra, la conduttrice di Storiacce, in onda su Radio 24, è l’autrice di un’inchiesta sui matrimoni forzati nella Calabria criminale, a partire proprio da una vicenda, che emerge dagli atti di un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria.
Protagoniste le famiglie Coluccio e Commisso, nella Locride; vittima G., tredicenne indotta a fidanzarsi col rampollo della ‘ndrina locale. E a "forzarla" – scrivono in un decreto di fermo contro 49 persone i pm Antonio de Bernardo e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri – sono proprio i genitori, a cominciare dalla madre. "La forzatura psicologica a tale fidanzamento emergeva- si legge nell’atto del 29 settembre scorso – dalle conversazioni tra madre e zia della bambina, che tentavano di convincere Commisso Cosimo a non desistere dal pressare la ragazza, per giungere al tanto agognato fidanzamento". E questo nonostante la ragazzina "fosse attratta da altro giovane della sua età".
"Le ragazzine diventano come schiave e smettono anche di andare a scuola", denunciano preti e insegnanti. Nel 2015 in Calabria, secondo dati della Direzione regionale del Ministero dell’Istruzione, sono stati 930 in totale gli alunni che hanno interrotto la frequenza. E molte sono femmine.
Le storie di bambine promesse in sposa a 13 anni, perché prima dei 18 è proibito il matrimonio, ora "sono diffuse soprattutto nei livelli bassi di ‘ndrangheta, un tempo lo erano molto di più; ora i boss i figli li fanno studiare", racconta don Pino de Masi, parroco di Palmi, secondo cui la principale risposta al fenomeno di "spose-bambine" per patti di ndrangheta sta "nella ribellione di molte mamme", dice a Storiacce su Radio 24, e in iniziative come quelle del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, di allontanare i figli da certi contesti.