di Stefano Molini
La storia di Alì Mohammd Al-Nimr ci colpisce dritta al cuore come un dardo scagliato con violenza che penetra brutalmente nelle nostre anime e scuote le coscienze. Possiamo provare a scappare, a volgere i nostri pensieri altrove, a perderci nelle tante notizie che affollano i media e la rete, ma non troveremo mai via di fuga. Il boia è lì che attende e io il giorno che ho letto la notizia di questo giovane saudita ne ho sentito il fetore. Ho provato disgusto, indignazione, rabbia, dolore, compassione, amore. Sì amore, amore per la vita. Sacra. Mia e solo mia. Nostra. Nostra a tal punto che a nessuno dovrebbe essere consentito di privarcene, men che meno al boia di Gedda, ai giudici che hanno deciso questa condanna a morte, alla Corte Suprema Saudita che l’ha confermata e al Re di questo ricco e potente Paese del Medioriente che l’ha firmata. Niente è al di sopra della vita, nessuna legge umana potrebbe mai esserlo, nessuna sentenza di qualsiasi tribunale, nessun capo di Stato al mondo. Sulla sacralità della vita si fonda l’ordine di ogni cosa visibile e invisibile. L’amore stesso si fonda sulla vita e nella vita trova la sua sorgente più pura e profonda perché è per un atto di immenso amore che ognuno di noi è venuto al mondo.
Davanti al grido disperato di un giovane di appena 21 anni, condannato a morte quando ne aveva appena 17 per aver manifestato contro il governo del suo Paese, dinnanzi alla brutalità e alla feroce spettacolarità della sua condanna – Alì sarà decapitato e il suo corpo crocifisso ed esposto al pubblico fino ad avvenuta putrefazione – non potevo rimanere immobile, passivo spettatore di un disgustoso, riprovevole, ignobile e disumano assassinio. Non potevo cambiare canale o digitare un altro sito internet. Non potevo non rendere il mio amore per la vita ancora più forte. Non potevo non sentire mia, profondamente mia, dannatamente mia, questa grande ingiustizia. No, la mia coscienza non me lo avrebbe mai consentito.
Per questo mi sono armato di tanta speranza, l’unica arma che io abbia mai posseduto, e ho lanciato la mia petizione su change.org che non vuole essere solo un ultimo disperato tentativo di salvare la vita di Alì, ma anche un richiamo a una ferma e perentoria condanna contro la pena di morte che è sbagliata sempre, senza eccezione alcuna. Ancora una volta, a nome mio e delle oltre 350.000 persone che hanno già sottoscritto la petizione, chiedo al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, al Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, all’Alto Rappresentante per la politica estera dell’ Unione Europea Federica Mogherini, e a tutti i leader dei Paesi democratici del mondo di mobilitarsi e di farlo subito affinché la vita di Alì Mohammd Al-Nimr sia salvata.
#FreeNimr