L’OCCIDENTE CASTRATO E PARALIZZATO DAL TIMORE DI PASSARE PER RAZZISTA E ISLAMOFOBO

In seguito ai fatti di Colonia com’era prevedibile si è scatenato un pluvio di commenti, girando tra le varie fonti giornalistiche su internet, ne ho catturato alcuni che potrebbero interessare i miei lettori. Intanto finalmente, faticosamente, si ha con certezza quasi assoluta, che cosa è successo. Mi sembra opportuno iniziare con Marina Corradi, una donna, che scrive per Avvenire, che si domanda: “se riaccadesse in una nostra città, come penseremmo alle nostre figlie, alle nostre sorelle, quando rincasano la sera?”. Certo ci saranno quelli che diranno che, in fondo, non è morto nessuno. “Ma pensiamo alla umiliazione e al terrore di quelle ragazze, di quelle donne: L’aggressione di Colonia tocca un ganglio vitale del nostro vivere insieme: la dignità e la libertà che l’Occidente riconosce, dopo secoli di travagli e di lotte, alle donne. Qualcosa che per noi ormai è pressoché scontato. Tanto che a Colonia l’altra notte la stessa polizia ha tardato, interdetta, a capire che cosa davvero stesse succedendo, e a intervenire. Non avevano mai visto una cosa simile. Erano preparati, in giorni come questi, a un attacco, ma non questo. Eppure, se ci pensate, anche questo è un attacco a noi, alla nostra cultura e libertà: che dobbiamo difendere senza isterie ma con assoluta fermezza. Perché nessuno può pensare che sia possibile vivere e lavorare in Europa e passare sopra al rispetto della intangibile dignità di ogni uomo e di ogni donna. Questa misura che abbiamo conquistato, e che in molti modi viene oggi insidiata, non si può proprio perdere”. (Marina Corradi, La misura che non si può perdere, 8.1.16 Avvenire)
Eppure di fronte a questa umiliazione di massa, c’è chi ancora glissa e devia la questione o addirittura si cerca di assolvere gli autori del crimine sessista. Lo hanno fatto i soliti paladini di certa sinistra nostrana, utilizzo un fondo di Gemma Gaetani, sul quotidiano Libero,“Sono stanca, da donna, di vedere che ogni giorno che passa la realtà viene sempre più mistificata. Si direbbe e si dice di tutto, pur di decolpevolizzare un immigrato, magari clandestino, magari musulmano, che commette un reato. Magari, lo stesso reato che se venisse commesso da un italiano, un belga, un cattolico, un buddhista, non verrebbe edulcorato da nessuna supercazzola giustificatoria. Io sono stanca. Su quanto accaduto a Colonia, i fatti parlano chiaro […]Ciò che, da donna, mi stanca e indigna maggiormente – continua la Gaetani – è quando gli attori della mistificazione sono, addirittura, donne. Laura Boldrini ha evitato, commentando in ritardo i fatti di Colonia, di nominare la parola «immigrati». Per difendere a tutti i costi un’accoglienza indiscriminata che si sta rivelando più catastrofica dell’ultima salpata del Titanic, ha omesso il fatto che gli aggressori erano immigrati. Se fossero stati neonazisti, fascisti, italiani berlusconiani in vacanza, cattolici in gita di fede, lo avrebbe taciuto?”. (Gemma Gaetani,“Da Kyenge a Ferrero, la sinistra vergognosa che prova a assolvere gli immigrati di Colonia”, 11.1.16 Libero). E su certo femminismo è interessante cosa scrive Francesco Amendola su “ilcorrieredelleregioni.it”, “Davanti agli stupri di massa di Colonia, per esempio, la notte di Capodanno del 2016, si son trovati in trappola fra il loro “antirazzismo”, che interdiceva la possibilità di puntare il dito contro gli stupratori arabi e nordafricani, e il loro femminismo, che avrebbe voluto urlare tutta la sua rabbia contro quegli stupri e quelle violenze: il risultato è stato un corto circuito ideologico e, nella maggior parte dei casi, un silenzio carico d’imbarazzo, vergogna e frustrazione”.
Tuttavia in questa faccenda emerge un paradosso: le donne che hanno subito violenza (anche in altri Paesi europei) sono spesso governate da politici donne come la Merkel, o Henriette Rekel, sindachessa di Colonia. E a proposito di donne, l’attuale femminilità dell’Europa, incarnata dalla Merkel, la“matria”, la femminilizzazione neutralizzata, viene evidenziata peraltro, con una forte dose provocatoria, da Maurizio Blondet, in un articolo che ho letto sempre su “Ilcorrieredelleregioni.it”:“I “siriani” hanno capito: l’Ue è femmina. Dunque stuprabile”. Il Blondet per commentare l’aggressione sessuale di massa dei medio-orientali a Colonia, utilizza l’analisi di John Laughland, filosofo della politica e profondo critico della postmodernità. “L’Europa in generale, e soprattutto la Germania, coltivano da decenni la femminizzazione della cultura politica e sociale. L’Unione Europea si definisce oggi soltanto in termini di virtù femminee: la pace, la non-violenza, la rinuncia ad una politica di potenza, la fine di tutte le gerarchie in politica, il consenso, l’omosessualità. Per le virtù cosiddette mascoline, coraggio, onore, non c’è più posto. Il concetto di paternità politica, che si esprime attraverso concetti come patria, è stato bandito dal discorso post-nazionale ed anti-nazionale della costruzione europea”. Inoltre, si può leggere, “Lo “scontro di civiltà” (detto con ironia) fra l’Europa e l’Islam ha mostrato tutta la sua ridicola virulenza proprio nella relazione sessuale: la scoperta che i giovani maschi siriani, invece di essere grati e buoni da poveri profughi educati e riconoscenti, abbrancano le donne e se le fanno. Ora, dice Laughland, se “gli attentati terroristici resteranno senza dubbio eventi eccezionali, il rapporto uomo-donna riguarda la vita quotidiana”. Da affrontare ogni giorno. Come?”. E se c’è qualche capo di Stato europeo che si oppone “con virile energia alla accoglienza senza limiti – come Victor Orban – è stato demonizzato dai media e dai politici donneschi e dai castrati di corte: che rude omaccione! fascista, retrogrado, politicamente scorretto, non è cieco alla “cultura islamica”, è “discriminatorio”; è autoritario; ai confini “usa la violenza”; ma noi ci vendichiamo e gli togliamo i finanziamenti UE”.
Stiamo esagerando con queste riflessioni? Siamo già all’Eurabia? Come scriveva dieci anni fa la studiosa egiziana Bat Ye’Or? Perfino Massimo Cacciari, non prevede un futuro roseo, in una intervista rilasciata a “intelligonews.it “, dice che “sarà sempre peggio, almeno per 50 anni, fin tanto che per ragioni demografiche non finiranno i flussi d’immigrazione. Nel frattempo dobbiamo aspettarci sempre peggio”. E sempre sullo stesso quotidiano, il filosofo Diego Fusaro, così si esprime: "Io parlo di scenario per cui per un verso si limiteranno le libertà in nome della sicurezza, e per un altro verso ci andranno di mezzo immigrati che non fanno male a nessuno, ma che verranno visti come assassini. Poi, mi sento di dire che il buonismo ancora una volta trionferà. Da questa vicenda esce un migrante che si presenta come un nemico totale. E’ il caso di ribadire poi che la concezione della donna occidentale – che pure non è perfetta perché ridotta a merce – ha comunque dei vantaggi rispetto a quella di questi signori qua".
Finora abbiamo parlato di donne. E gli uomini, esclusi i violentatori, che figura fanno? La figura è penosa. “Perché intanto dove erano gli uomini tedeschi in quel frangente? Dove era la Polizia tedesca? Si chiede Fusaro.“Mi pare sia una domanda che in maniera onesta vada sottoposta”. La risposta ancora a Blondet:“La polizia tedesca ha una sola preoccupazione esistenziale: non somigliare alle SS. Il che significa che è castrata per lungo addestramento. Svirilizzata, vestita di colori ridicoli per non parere militare, aveva bisogno lei stessa di esser protetta. Evidentemente intimorita non solo dalle belve sessuali, ma – ancor più – dal terrore delle superiori che impongono il politicamente corretto: il capo della polizia si è dovuto strappare dalla bocca il fatto che i violenti erano ”di tipo arabo o nord-africano”. E già con questo ha rischiato d’ essere incriminato lui, per “discriminazione facciale” (commenta Dedefensa). Le forze dell’ordine? Si sono fatte sparare addosso razzi e fuochi d’artificio. Se hanno provato a ingiungere:“Documenti, prego” (sai che paura!) quelli glieli hanno strappati sotto gli occhi, i loro permessi di soggiorno, ghignando: “Ce ne facciamo dare degli altri”.
Intendevo fare altri riferimenti interessanti sull’argomento, come il pamphlet di Ayan Hirsi Ali, Nomade, dal significativo sottotitolo: “Perchè l’Islam non è una religione per donne”, ma non voglio stancarvi, alla prossima occasione.

Domenico Bonvegna
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