di Roberto Gugliotta
E i giovani? Niente vogliamo fare per i nostri giovani? Niente facciamo per loro. E avete visto in che condizioni stanno. Non sanno niente, non ricordano niente. Nemmeno i fatti del gennaio 1998, quando fu ucciso il professore Matteo Bottari, che i loro padri avrebbero pur dovuto raccontargli. Ma figuriamoci. Il professor Matteo Bottari, primario di Endoscopia all’Università di Messina, veniva assassinato in un agguato mentre tornava a casa dal lavoro. Lasciava una moglie dal cognome illustre e un figlio appena maggiorenne, ma anche alcune fra le più infruttuose indagini investigative che storia di mafia abbia mai conosciuto. E diciamo mafia non perché così si classificano in Sicilia gli omicidi brutali ed insoluti, né per qualche legame acquisito dal professore, che potesse far pensare ad un “semplice” monito per terzi. Diciamo mafia perché di mafia è intrisa la storia che ha succeduto la sera del 15 gennaio 1998, e di mafia sono saturi gli intrecci che hanno distratto, ingannato, demotivato e qualche volta abbagliato, come in una rivelazione di fuggevole verità, risultati dal verminaio dello Stretto. Ragazzi, ricordatevi questo nome: Matteo Bottari. Epperò, che colpa hanno i ragazzi se i loro padri sono stati distratti? Non gli hanno raccontato le storie, le favole dei bambini (non avevano tempo), figuriamoci se gli raccontano la Storia di questa città, adesso che sono grandicelli. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi.