“Non fornire ‘una patente di impunità a chi indossa la divisa’ non dovrebbe significare arrivare a negargli persino il diritto di difendersi. Ma invece in Italia è così, sempre di più, sempre più forzatamente, sempre più senza scampo per chi fa un lavoro che oggigiorno significa solamente doveri, pretese, oneri, sacrifici. Se un militare colpisce qualcuno che lo sta aggredendo non è legittima difesa, è certamente un abuso, perché riconoscergli la legittima difesa potrebbe ‘fornirgli una patente di impunità’. Questo traspare dalle reiterate accuse al Carabiniere che, pur assolto per aver colpito l’uomo che lo stava malmenando, verrà rispedito ancora una volta sul banco degli imputati, ed ancora una volta penserà, secondo noi a giusta ragione, che se non avesse portato la divisa certamente questo inferno interminabile non gli sarebbe toccato”. Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così la vicenda giudiziaria che ha coinvolto un Carabiniere che, mentre si trovava in un locale di Bologna, libero dal servizio, ha subito l’aggressione di un tunisino ubriaco il quale prima aveva infastidito la fidanzata del militare, e poi aveva colpito lo stesso Carabiniere. Ne era nata una scazzottata, che aveva portato i due fin fuori il locale, dove l’ubriaco era caduto sbattendo la testa e finendo così in ospedale dove tempo dopo era morto. Omicidio preterintenzionale l’accusa mossa al Carabiniere che, però, in primo grado è stato assolto poiché gli è stata riconosciuta l’esimente della legittima difesa. Il Pubblico ministero, tuttavia, ha impugnato la sentenza presentando appello, ritenendo che accettare l’assoluzione significherebbe fornire “una patente di impunità a chi indossa la divisa”. Secondo l’accusa il militare scelse “di partecipare alla colluttazione con l’intenzione di ribattere colpo su colpo e di avere la meglio sul proprio sfidante” agendo “come un qualsiasi soggetto violento e non certo in adempimento dei propri doveri di carabiniere…”.
“La precisazione della pubblica accusa di cui la stampa ha riportato il passaggio che accettarne l’assoluzione significherebbe fornire ‘una patente di impunità a chi indossa la divisa’ – aggiunge Maccari – è veramente strana: se l’imputato non fosse stato un Appartenente alle Forze dell’Ordine sarebbe dunque stata legittima difesa? Se un imputato è un Appartenente alle Forze dell’Ordine o meno fa differenza? L’imputato è stato assolto in primo grado perché era un Carabiniere? Non crediamo affatto che sia così. Lui è stato assolto in primo grado perché gli è stata riconosciuta la legittima difesa, perché dunque accettare questo significherebbe fornirgli una “patente di impunità”? I Carabinieri non godono della legittima difesa?”.
“A leggere i passaggi riportati dalla stampa – insiste il Segretario Generale del Coisp – pare proprio che si intenda dire che quando si riceve un pugno in faccia e si viene coinvolti in un’aggressione non si debba rispondere colpo su colpo, ma si debba piuttosto fare da punchball al picchiatore che abbiamo di fronte (chissà se anche il solerte pm farebbe così mentre qualcuno lo sta pestando…); e soprattutto che fra i doveri di un Carabiniere ci sia quello di farsi picchiare. Il sospetto che siano questi gli intendimenti è drammaticamente confermato da un dilagante fenomeno di criminalizzazione continua ed assidua degli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, sempre più oggetto di accuse legate più al fatto che portino la divisa che ai fatti concreti in cui sono coinvolti… quando sono in servizio e persino quando non lo sono”.