Sul concorso per selezionare 63.712 nuovi docenti, anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione sposa la linea dell’Anief: le procedure concorsuali previste dal Miur fanno rilevare forti e sensate critiche anche dall’organismo nazionale super partes, nelle cui fila si contano diversi esperti di scuola prescelti dallo stesso dicastero dell’Istruzione di Viale Trastevere.
Esaminando cinque decreti e un’ordinanza ministeriale, le prime indiscrezioni, riportate dalla stampa specializzata, riportano che il Cspi ha mosso pesanti rilievi innanzitutto sull’inefficacia della riforma, la Legge 107/15, di cancellare il precariato e la supplentite tanto decantata dal Governo. In barba, tra l’altro alle indicazioni giunte dalla Corte di Giustizia europea alla quale si è rivolta da tempo anche l’Anief proprio per risolvere l’annosa questione. Addirittura, il Cspi ha fatto notare come il numero di contratti di supplenza, con la Buona Scuola, si siano incrementati.
Ad aggravare il quadro, ci sarebbe poi l’esclusione dall’imminente concorso pubblico di diverse decine di migliaia di docenti precari non abilitati, anche Itp, delle penalizzazioni che continuano a subire i maestri della scuola dell’infanzia, nonché le preoccupazioni, anche queste ben evidenziate dall’Anief, sulla decisione di separare il concorso per il sostegno dalle classi di concorso, quasi che si trattasse di docenti diversi da quelli curriculari.
“Queste critiche – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, se confermate per le vie ufficiali, danno ancora maggiore significato ai nostri rilievi. Se si considerano anche le proteste di massa del personale e le rimostranze delle commissioni parlamentari di competenza di Montecitorio e Palazzo Madama, è evidente che il Governo sta approvando un concorso in splendida solitudine. Come se si trattasse di un atto unilaterale, tra l’altro inviso ad una parte della stessa maggioranza parlamentare che nei giorni scorsi ha palesato richieste di chiarimenti sui programmi delle procedure selettive”.
“Resta da capire, soprattutto, perché l’Esecutivo si ostini ad ignorare che il precariato non si cancella con le parole, ma approvando norme, decreti e regolamenti in linea con quanto espresso dalla Costituzione, dall’Europa e dalle parti sociali direttamente interessate – conclude il sindacalista Anief – al buon andamento delle nostre scuole”.