Quando Sabato scorso partecipammo alla conferenza stampa promossa dal Rettore Navarra, che cogliamo l’occasione di ringraziare, una cosa ci ha colpito. Lo premettiamo non si tratta di strumentale e sterile polemica politica ma solo di un’osservazione che a nostro avviso da sola è capace di spiegare motivazioni e modalità del fallimento dell’esperienza Accorinti.Ebbene “solo”dopo due anni e mezzo dall’insediamento il Sindaco, come suo costume“candidamente”, chiedeva una proroga di dieci giorni che sarebbero stati necessari per redigere una propria “visione” sulla Zona Falcata. Visione che evidentemente non c’era!Eppure Renato Accorinti vince le elezioni prospettando ai Messinesi un programma con un’idea di città, che noi in gran parte non condividiamo, che avrebbe dovuto essere attuata e che invece diviene l’occasione perreiterare la logica dell’emergenza che ha portato questo territorio al punto in cui è. Il Sindaco dunque non solo non applica il proprio programma ma si uniforma a metodi inefficaci dai quali poi dice di dissociarsi. Questo però non sorprendepoiché la coerenza non è che appartenga a questa amministrazione.Pensate ad esempio a Capo Peloro, al Masterplan, allaVia Don Blasco, al PRG, al PRP, ed al PIAU. Da un lato si prevedono in unSIC, che è anche ZPS e pre-riserva Orientata di Capo Peloroa due passi dalla battigia interventi vietati da decine di norme comunali, regionali, nazionali e comunitarie per poi divenire i paladini dell’ambiente in occasione della Zona Falcata. Il Prg, che viene propagandato come già attuato in tutte le tv nazionali dal Sindaco viene invece bocciato in avvio di iter da Genio Civile e Regione proprio perché poco attento alle problematiche ambientali e di sicurezza. La Via Don Blasco secondo l’amministrazione Accorinti va finanziata e realizzata ma la Via del mare, cosa che condividiamo, no perché diviene una cesura tra la città e il mare.Il Parco del PIAU che non sapremo chi gestirà, visto che il Comune non riesce a scerbare le aiuole degli spartitraffico, viene poi affiancato da interventi simili a quelli contestati nella zona falcata e quindi nel PRP.Insomma altro che visione, un caos assoluto summa di slogan vuoti pronunciati da chi sconosce che un’architettura verticale preserva l’utilizzo del suolo e che dimostra l’inadeguatezza di un’esperienza capace di far rimpiangere ai Messinesi che ci avevano creduto anche quelli che c’erano prima.
Potremmo anche parlare di Autorità portuale ma finiremmo per dire le stesse cose: manca una VISIONE.
Chiarendo al nostro Primo Cittadino che la VISIONE è quella globale capace di costruire la coerenza delle scelte anche di quelle non affrontate poiché se hai chiaro un modello di sviluppo economico, sociale, culturale ed urbanistico le decisioni vengono da sé.Per essere come sempre concreti e propositivi crediamo dunque che la Città, mutuando l’iniziativa promossa dall’Università, debba costruire nell’arco di alcuni mesi questa VISIONE sapendo che non si parte da zero e che il risultato di tale iniziativa dovrà costituire il canovaccio almeno per i prossimi dieci anni.Serve che chi ne ha voglia si assuma ruoli e responsabilità provando a superare la dietrologia che devasta qualunque iniziativa in Città.E’ ovvio che pensare alla costruzione di una VISIONE condivisa non significa stare fermi ma al contrario diviene l’occasione per concretizzare ciò che i messinesi attendono da decenni immaginando che i binari di emergenza e programmazione camminino speditamente assieme senza tentennamenti per recuperare i decenni persi. Ad esempio proprio sullaZona Falcata pensiamo all’approvazione del PRP, così come è, con l’impegno tra le parti di intervenire e finanziare solo quegli interventi condivisi come la bonifica ambientale, il recupero della Real Cittadella ed il recupero ed il rilancio della cantieristica. Ci pare superfluo ammonire chiunque immagini di poter mantenere attività incompatibili sulle quali i messinesi si sono espressi negli anni come degassifica o eurobunker. Insomma fare e non parlare perché il Rettore ha ragione quando dice che “se non si fa una cosa o è per incapacità o per mancanza di volontà”. Noi a differenza di tanti vediamo nel metodo usato per la Falcata un sussulto della classe politica locale e regionale e prima di polemizzare o fare dietrologia vogliamo vedere cosa accadrà nei prossimi mesi e non solo per la Zona falcata che speriamo diventi il prototipo di un modo di operare capace di portare la città fuori dalle sabbie mobili.
Il Rappresentante
Alessandro Tinaglia