di Fiorella Grossi
Esistono giorni e azioni che possono cambiare per sempre la vita di una persona. Quel giorno, per mio figlio William, è stato il 19 settembre del 2012. A compiere l’azione che gli ha stravolto l’esistenza è stata invece la sua ex fidanzata, che dopo averlo malmenato con l’aiuto di un complice gli ha gettato in testa una secchiata di acido solforico. Un’aggressione inspiegabile e spietata, che ha causato a mio figlio lesioni gravissime e un’invalidità del 100 per cento.
Oggi William ha 28 anni. Ha perso l’occhio sinistro, mentre dal destro vede pochissimo. Non ha più i padiglioni auricolari e ha il corpo martoriato dalle cicatrici. Da quel 19 settembre la nostra famiglia vive un calvario.
La sua ex fidanzata Elena Giulia Perotti è stata condannata in primo grado a otto anni, il suo complice a 10. Il giudice ha quantificato in un milione di euro il risarcimento per i danni fisici e morali subiti da William. Peccato che mio figlio non l’abbia mai ricevuto: i due aggressori sono nullatenenti e William è costretto a sostenere autonomamente gran parte delle spese mediche. Per farlo si è trovato costretto, tra l’altro, a vendere anche la nostra attività di famiglia. Il tutto mentre la Perotti ha chiesto gli arresti domiciliari. Visti i costi ormai insostenibili degli interventi, la nostra famiglia si è vista perfino costretta ad aprire una colletta online.
La situazione di William non è isolata. Purtroppo capita spesso che persone già duramente colpite nel fisico e nell’anima si trovino nell’esigenza di dover elemosinare il denaro necessario alle proprie cure, come nel caso di Chiara Insidioso Monda, ridotta alla disabilità permanente dalle botte del fidanzato e mai risarcita.
A nome di William e di tutte le persone che hanno subito violenza, chiediamo di istituire a questo fine un fondo di garanzia a tutela delle vittime dei reati violenti nei casi in cui gli aggressori risultino incapienti.
L’Italia è infatti l’unico Paese dell’Unione Europea, assieme alla Grecia, ad aver recepito solo parzialmente la direttiva n. 80 del 2004, che prevede l’obbligo per gli Stati membri di predisporre un indennizzo “equo ed adeguato” per le vittime di crimini intenzionali e violenti nel caso in cui il danno non possa essere risarcito da chi l’ha causato.
Poiché come cittadini italiani contribuiamo con le nostre tasse alla riabilitazione e al reinserimento in società dei detenuti nelle carceri e nelle comunità, riteniamo altrettanto doveroso, e quanto mai urgente, che lo Stato si faccia carico del risarcimento del danno subito dalle vittime, così come stabilito e quantificato nelle competenti sedi giudiziarie.