Al momento non è facile indovinare se i fautori delle “unioni” dette “civili” (“matrimoni” fra omosessuali), faranno passi indietro e quanti, se “due” o “uno” o se, come dicono, non ne faranno “nessuno”. Di sicuro, il 30 gennaio, quelli della “stepchild adoption”, degli “uteri in affitto” e della futura “fabbrica dei bambini”, la moltitudine del Circo Massimo l’hanno vista, e come! Infatti, nonostante i tentativi di sminuirne la portata (hanno detto che la capienza del Circo è di 300 mila persone che – guarda caso – diventano…un milione quando i raduni li organizza la CGIL!), pure i giornaloni, tutti schierati in favore delle “unioni” gay, sono stati costretti a pubblicare in prima pagina la foto della folla convenuta a Roma per protestare contro il disegno di legge che vuole legittimare la “nuova” e “diversa” famiglia.
Il fatto che tantissime famiglie vere si siano mosse per far sentire in pace ma con forza la loro voce in difesa della verità naturale mi riempie di gioia perché dimostra che – nonostante la corruzione indotta nella società in questi tempi – milioni di Italiani (anche non cattolici!) ne risultano ancora indenni e capaci di alzarsi in piedi e reagire. Ciò che, invece, rattrista è vedere che nel Parlamento i “legislatori”, ignorando il paese reale contrario al loro “disegno”, negano l’evidente diritto del bambino ad avere una famiglia con una donna-madre e un uomo-padre; diritto che sicuramente precede quello del possesso del figlio a qualsiasi costo. Di passaggio, faccio un’amara riflessione sulla schizofrenia dell’uomo moderno che, da un lato, rifiuta il bambino e lo uccide prima di nascere (gli aborti legali in Italia, dal 1978, sono stati sei milioni!) e, dall’altro, lo pretende con ogni mezzo.
Nella sarabanda di parole, di bugie (l’omosessuale non può fare visita al “compagno” in ospedale!), di discorsi vuoti e dichiarazioni ad effetto da parte di politici e intellettuali, mi pare di capire che i presentatori del “disegno”, dopo la non prevista “insorgenza” del popolo italiano, siano ora più cauti rispetto alla sicumera che dimostravano prima; infatti il “basso popolo”, quello anonimo e silenzioso, che paga di persona i viaggi e le tasse, che non è iscritto a partiti e sindacati e non ha l’abitudine ai cortei e agli slogan gridati etc. etc., quel popolo, sfuggito alla propaganda martellante condotta perfino nei telegiornali, si è messo in cammino alla volta di Roma per il “Dies Familiae”: una tegolata di cui lorsignori dovranno ricordarsi. Ma la cosa che fa gioire noi, difensori della famiglia naturale e – per contro – dovrebbe impensierire coloro, è la spontaneità e l’indipendenza che tale “popolo” ha dimostrato al mondo il 30 gennaio scorso.
In particolare, devono riflettere i “cattodem” o “cattolici adulti” del Partito Democratico che, pur conoscendo la giustezza dell’unica famiglia, non possono difenderla, come sicuramente vorrebbero, perché impediti dalla maggioranza del Partito in cui hanno preferito diluirsi: si trovano – poveri loro – in una situazione incresciosa e imbarazzante dove gli sarà proibita perfino la libertà di coscienza! Per uscirne dovrebbero riconoscere l’errore originale di essersi legati mani e piedi, fino all’auto-cancellazione del proprio nome, col Partito post-comunista; questo, a sua volta, fallita clamorosamente la “rivoluzione proletaria” (caduta del “Muro”, crollo dell’impero sovietico…), ha subìto una metamorfosi “in interiore” ed ha abbracciato la “rivoluzione culturale” del “Sessantotto”, divenendo parte integrante di quello che Augusto Del Noce chiamava il “partito radicale di massa”, cioè il partito del neo-umanesimo senza Dio che oggi imperversa con la filosofia del relativismo. Errore storico e madornale, da parte di questi nostri fratelli cattolici, il non averlo ancora compreso! Ora, data la loro quasi irrilevanza su decisioni fondamentali calate dall’alto dai padroni della “piramide”, temono di perdere “l’asino con tutte le carrube” (traduco dal detto siciliano: “pèddiri u sceccu cu-ttutt’i carrùbbi”), cioè la faccia e, soprattutto, i voti che coglievano gratis presso chiese e oratori dove qualcuno potrebbe, d’ora in poi, rifiutarsi di dargliene; ecco perché, non avendo la forza per impedire tutta intera la legge, propongono scappatoie come l’“affido rafforzato” o “affido di prova” o “affido pre-adottivo”: li chiamano “paletti” ma sono inutili e…ridicoli!
E sulla graticola si trovano anche altri fratelli cattolici come Alfano e seguaci. La minaccia ventilata da questi di ricorrere al referendum, qualora passasse la legge, pare a molti una bomba carta che fa solo un po’ di fumo: infatti, tra rinvii e fiondate da parte di “corti”, “giudici” e “magistrature” varie, passerebbero anni prima della convocazione del povero popolo alle urne; nel frattempo…campa cavallo! In realtà, efficacissime sarebbero solo le dimissioni del signor ministro. Improbabili, però, essendo anch’egli legato mani e piedi al carro di Renzi; questi, buon cattolico pure lui, a sua volta ha sempre dichiarato che le “unioni civili” sono “valori” e che devono essere approvati al più presto. Quali passi indietro può fare dopo affermazioni così perentorie? “Le unioni civili ce li richiede l’Europa!”, è il ritornello che sentiamo ripetere da tanti. Come se l’Europa del Nord, ormai neopagana, fosse l’oracolo di Delfi davanti al quale tutti dovremmo stare ginocchioni col turibolo in mano! La nostra, invece, è l’“Europa delle Patrie”, ognuna con la sua lingua, la sua cultura, le sue caratteristiche e i suoi “valori”. Sappiamo pure che cemento di queste Patrie è stato da secoli il Cristianesimo, anche se le moderne “massonerie” di Strasburgo hanno stoltamente ripudiato le radici cristiane tanto da cancellarne ogni riferimento persino nel “Preambolo” della Costituzione e pretendono che noi Italiani ci curviamo al loro diktat! Strano che il “giovine” Renzi, tanto capace di sparare sonore parole ai “padroni” dell’Europa del Nord (sembra riecheggiare il Duce del discorso di Bari, 1934, contro i Tedeschi che volevano annettersi l’Austria!) quando si tratta di economia o di immigrazione, resti, poi, muto se deve difendere valori di gran lunga più grandi come la famiglia vera e ripete la favola del “fanalino di coda” o, peggio, del “medioevo” etc. etc.
Spensierate sembrano, invece, alcune signore parlamentari berlusconiane che vogliono apparire “prime della classe” e tentano di rubare il protagonismo da sempre appaltato dalle colleghe radical-salottiere della Sinistra. Stiano attente! Coinvolte dall’euforia di una votazione che dicono “storica” potendo cassare per secoli la “vecchia” famiglia, dimenticano che il loro Centro-Destra raccatta i voti di molti cattolici che, delusi, si rivolgeranno ad altri partiti!
Non so come andrà a finire la battaglia, ma io credo che se passasse anche solo una parte delle “unioni civili” e venisse bocciata la “stepchild adoption”, lorsignori avrebbero fatto “un” solo passo indietro ma apparente perché, subito dopo, giudici solerti correrebbero ai ripari (è accaduto di fresco a Roma, dove un magistrato ha già “interpretato” la “legge” prima ancora della sua…approvazione!): del resto, se la “unione” tra due persone dello stesso sesso viene dichiarata “matrimonio”, non vedo come, poi, gli si possa negare il “diritto” di avere dei bambini con la “maternità surrogata” che noi chiamiamo “utero in affitto”? Che razza di “matrimonio” sarebbe senza quest’altro, conseguente, “diritto” per completare la “nuova famiglia”? La verità – secondo me, povero “quidam de populo” – è che tutto il disegno di legge in discussione è sbagliato perché contrario alla Natura e, quindi, andrebbe, semmai, riscritto di sana pianta. Così, i “passi indietro” dei “legislatori proponenti” dovrebbero essere non “uno”, né “due” ma “tre”! Poi lorsignori approvino pure, così com’è, la “legge”; ma il mio consenso, per lo “zero-virgola” che può valere, non lo avranno mai!
Carmelo Bonvegna