TORINO: SEQUESTRO DI BENI NEI CONFRONTI DI UNA SOCIETà DELLA PROVINCIA DI MONZA

Nuovi sviluppi nelle indagini che hanno permesso alla Guardia di Finanza di Torino di trarre in arresto, lo scorso novembre, 4 persone, domiciliate nel capoluogo piemontese e a Napoli, componenti di un sodalizio criminoso responsabile di una frode “carosello” all’IVA da oltre 300 milioni di euro. Gli indagati hanno svolto vari ruoli nell’ambito del dispositivo fraudolento scoperto dalla Guardia di Fianaza, che si è avvalso di numerose società cd. missing trader. Con questo termine vengono identificati i soggetti economici (solitamente società a responsabilità limitata e con amministratore un mero “prestanome” o nullatenente), caratterizzati da una “vita breve”, sconosciuti al Fisco, con una forte posizione debitoria dell’IVA che, sistematicamente, non viene versata all’Erario. In particolare, la frode è stata diretta ad eludere il meccanismo di applicazione dell’IVA per le operazioni in ambito comunitario, che esclude la detrazione del tributo in caso di acquisto effettuato da un fornitore dell’Unione Europea. Al riguardo, per consentire di fruire della detrazione dell’IVA anche in tale caso, è stato fatto ricorso all’interposizione “fittizia” di soggetti italiani (società filtro) nell’acquisto dei beni tra il soggetto comunitario, reale venditore, e l’effettivo cliente residente in Italia. Quest’ultimo ha ricevuto, nei fatti, la merce dall’operatore dell’Unione Europea ma, in base alla documentazione fiscale, risulta averla acquistata dai soggetti fittiziamente interposti (c.d. missing trader), che hanno emesso fattura con IVA, senza però versarla, consentendo, in tal modo, la detrazione del tributo in capo all’acquirente effettivo. Nel caso specifico, la peculiarità della frode accertata è stata quella di interporre artificiosamente ulteriori imprese estere (c.d. buffer) tra il reale fornitore comunitario e le società “cartiere” italiane, con la specifica finalità di rendere più complessa la scoperta e la ricostruzione delle reali operazioni commerciali. Le indagini hanno poi permesso di acclarare che sia le società estere fittizie (formalmente operanti in Lettonia, Croazia, Slovacchia, Cipro, Repubblica Ceca e Regno Unito), sia le aziende italiane acquirenti dall’estero erano gestite, di fatto, in un unico ufficio, sito nel centro di Torino. I militari del Nucleo Polizia Tributaria Torino, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno quindi dato esecuzione a nuove perquisizioni locali e domiciliari nei confronti di un ulteriore soggetto, S.S., indagato per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti di cui all’art. 8 del D.Lgs. n. 74/2000, rappresentante legale di una società del milanese sconosciuta al Fisco, nonché amministratore di fatto di un’altra azienda della provincia di Torino, coinvolta nella frode. Inoltre, P.L., uno degli imprenditori indagati in relazione all’operazione condotta lo scorso novembre dalle Fiamme Gialle, attivo nella provincia di Monza Brianza, di fronte alle puntuali contestazioni
mossegli, ha ammesso la partecipazione della società da lui gestita nella frode fiscale, confermando l’utilizzo da parte di quest’ultima delle fatture per operazioni inesistenti. Tenuto conto che quest’ultima società lombarda è stata posta in liquidazione volontaria subito dopo le ammissioni dell’amministratore e che, contestualmente, sono state effettuate operazioni di alienazione di beni mobili, tra le quali due autovetture di lusso, acquistate con i profitti derivanti dall’attività delittuosa, il Pubblico Ministero ha emesso, a carico di P.L. e della società da lui amministrata, un decreto di sequestro preventivo, in via d’urgenza, delle somme giacenti sui conti correnti personali e societari, degli immobili e delle predette autovetture, fino alla concorrenza di oltre 13,5 milioni di euro, provvedimento per il quale sono stati cautelati beni immobili ubicati nel comune di Seregno, nonché i due autoveicoli di grossa cilindrata e i saldi attivi dei conti correnti.