di Roberto Gugliotta
Zannella Cefalù e Sport è Cultura Patti tengono la vetta nella C/Silver: il big match però ha lasciato una scia di veleni per via delle decisioni del giudice sportivo. Questo modo di gestire il campionato non cambia. Ci sono cose che non si possono metabolizzare ma è lo sport si continua a dire. Ma non sempre. Spesso una gara è il pretesto per compiere una vendetta. Ma quanto è credibile una federazione che usa “due pesi e due misure?”. Poco, pochissimo, nulla. Per esempio: essere allontanati dal campo per i due tecnici fischiati alla panchina quanto è da imputare al coach e quanto agli arbitri? Tanto per non fare nomi: l’allenatore del Patti, Pippo Sidoti, è uno di quelli presi di mira dai fischietti. Come se gli altri allenatori fossero dei “santi”. Eppure al di là del caso singolo, ha subito tre allontanamenti dalla panchina per somma di tecnici sanzionati ad altri: dirigenti, giocatori… Che strano. Che ci sia una sorta di gara per farlo squalificare? Mi ricordo ancora quello che mi disse una volta il deus ex machina del Comitato siciliano: quando Sidoti non va in panchina, perché squalificato, il Patti vince! A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Il Premio Coerenza, questa settimana non glielo toglie nessuno. Epperò, dato che siamo entrati nella fase più delicata del campionato mi piacerebbe che certi fischietti la smettessero di fare il tiro … a Sidoti e pensassero più seriamente a crescere come figura professionale: l’arbitro è colui che assicura il rispetto delle regole non quello che autorizza a calpestarle. Come prima cosa, sarebbe lodevole che tutelassero i giocatori più tecnici, vedi Custis e Saintilus, presi di mira ogni gara dagli avversari a cui viene consentito di tutto e di più. Sì, ma i giocatori che danno spettacolo? Con la scusa che sono più forti il difensore per fermarli può ricorrere alla cosiddette maniere forti. Per voi questo è sport? Spettacolo? Agonismo? Mi sembra più di moda la gomitata in faccia. Altre osservazioni. In queste diverse interpretazione di etica e sportiva, si vedono gli effetti del predicozzo del deus ex machina del Comitato siciliano di cui sopra. Eh, sì, il big match Patti – Cefalù ha sancito, una volta di più, dopo una bruttissima domenica per gli arbitri: una brutta domenica, per gravissime sviste che hanno portato coach Sidoti a protestare (giustamente!) ma soprattutto perché la sfida prima contro seconda ha portato a galla una scarsa personalità della categoria. Un fischietto non è il migliore se sanziona falli tecnici o espulsioni come se fossero panini e birra. L’arbitro bravo è colui che tiene in pugno la situazione solo con la personalità: autorevolezza e autorità non sono la stessa cosa… Falli tecnici, espulsioni contro Sidoti… il deus ex machina del Comitato siciliano ne vuole di più? Accontentiamolo. Ma non è passando da un eccesso all’altro che ci si dimostra bravi e maturi. Fortissimi dubbi sul metodo ma anche sulla imparzialità. Dire obbedisco al capo va bene, ma è poco bello che un arbitro ci caschi come un boccalone. E il commissario dov’era? A costo di passare per un rompiscatole, dirò che fischietti sogno: gente che applica il regolamento meglio che può, senza aver bisogno di richiami, inviti, strigliate dall’alto. Questo movimento della pallacanestro siciliana va cambiato. Troppi guitti, poca competenza gestionale. A farne le spese sono le società, i tesserati, gli arbitri. Le idee non contano, il merito è una qualità non richiesta: sarebbe una riforma straordinaria chi andrà a sostituire il capo che cominciasse a distinguere tra portatori di voti e portatori di idee. E chi è davvero più bravo educhi gli altri a migliorarsi. Ma a quanto sembra non tutti hanno ben presente il concetto regole = merito. Leggo e vedo buoni propositi che nella pratica sono buttati nel cesso. Il mondo del basket siciliano è malato: la riforma dei campionati, dell’attività giovanile, degli stessi arbitri rischia di presentarsi come una diagnosi gentile, una cura indolore di tutti i mali. Al di là dell’angolo ci aspetta, se saremo buoni e bravi, un posto in qualche rappresentativa o una convocazione in qualche selezione di aspiranti stregoni. Di basket e fondamentali di buona educazione neppure l’ombra.