di ANDREA FILLORAMO
Tutti certamente conosciamo la poesia del poeta Giusti intitolata “il re Travicello”, i cui primi versi sono: “Al Re Travicello/piovuto ai ranocchi/mi levo il cappello/e piego i ginocchi;/lo predico anch’io/cascato da Dio:/oh comodo, oh bello/un Re Travicello”.Questa poesia – lo sappiamo – trae origine da una favola di Fedro, dal titolo “Le rane chiesero un re” e a essa si fa riferimento quando si vuole attribuire ad un soggetto un apposito potere di rappresentare un altro nel compimento di una o più missioni.
Mi scuso se ancora ritorno sull’insulsa e irrisoria lettera inviata da P.Giuseppe Lonia dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’arcidiocesi di Messina,relativa a un mio articolo del 20 c.m.che mi ha fatto molto irritare solo per il fatto che essa non è stata inviata a me ma al Direttore di IMGPress, che certamente non mi ha “sculacciato”.
So che non l’hanno gradita neppure i miei amici; essi che sanno quel che è avvenuto e avviene all’interno degli Uffici della Curia Arcivescovile di Messina e in tutta l’arcidiocesi e conoscono “in dictu” e “in facto” tutti i preti del territorio metropolitano, hanno applicato immediatamente quei versi del Re Travicello proprio a P. Lonia, che, non per la funzione che svolge ma per il suo temperamento, ha scritto quello che probabilmente prima di quel giorno non pensava assolutamente di scrivere…
Lo sappiamo: la responsabilità in solido, quindi indiretta dei “malanni” diocesani, dei quali tanto si parla, si mormora e talvolta si fantastica data la mancanza di trasparenza che per lungo tempo ha caratterizzato la vita dell’arcidiocesi e del suo vescovo, non può essere di chi svolge la funzione collaborativa di comunicatore sociale. La responsabilità è di altri che, pur di esserne indenni, hanno utilizzato la furbesca strategia di negare un loro coinvolgimento nelle decisioni. Il loro, quindi, è stato forseun potere occulto, talvolta ipocrita, una leadership garantita pur di tenerenascoste tante cose che dovrebbero essere conosciute.
Dalle email ricevute e dai post di Facebook, intanto, si leggono le seguenti domande che esigono delle risposte:
• “Come sono stati spesi i soldi destinati a Giampilieri, dopo l’alluvione che l’ha colpito?”;
• “A chi è stata destinata la casa lasciata da Mons. Majorana, struttura destinata ai parenti dei ricoverati nelle ospedali messinesi?”;
• “Perché gli appalti di Chiese e canoniche sono stati affidati sempre alla stessa ditta appaltatrice?”;
• Si può far luce sull’amministrazione delle risorse della Caritas?”;
• “Come sono stati spesi i soldi provenienti dall’8 per mille?”;
• “Quali sono i veri motivi dell’allontanamento di La Piana?”;
• “Cosa si sa dell’eredità Bertolami?”;
• “Dove vanno a finire i soldi della transazione La Piana – Rogazionisti relativa all’ex Casa del Clero?”;
• “Perché non si pubblica il bilancio della diocesi nella Rete? “;
• “In quanti euro consiste il buco della diocesi?”;
• “È vero che nella diocesi nei confronti dei preti pedofili c’è una tolleranza che Papa Francesco condanna?”;
Potrei aggiungere altre domande ma non lo faccio. Ricordo soltanto che la cura delle anime è il primo dovere dei preti e dei vescovi e, dato che essi devono trattare anche questioni amministrative, la “rendicontazione” per loro è un obbligo non solo morale. L’utilizzo, inoltre, delle risorse che provengono dalla fiscalità nazionale (8×1000) deve essere necessariamente rendicontato.
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