di Roberto Gugliotta
Come cambiano i tempi. Anche nello sport. Una volta si veniva convocati per la partita solo se avevi dimostrato il tuo valore durante gli allenamenti e soprattutto se eri presente. Oggi è tutto diverso. Mi dicono, ma non voglio proprio crederci, che ci sono società che convocano i ragazzi solo se la famiglia è in regola con la retta… altrimenti a casa. Se ciò fosse vero li potrei definire “metodi di pagamento” diversamente etici dove viene a galla la natura degli istruttori. Quelli che io definisco d-istruttori: non educano alle regole semmai alla furbizia. Come dire: ragazzi siete utili solo se pagate, altrimenti chissenefrega di voi! Anche il lettore distratto avrà capito che siamo oltre la difesa a zona e il modulo a uomo. Qui non si tratta di essere bravi istruttori ma di essere corretti con i ragazzi che sono i nostri giudici. D’accordo l’attività sportiva va sostenuta perché la crisi economica colpisce tutti… ma perché devono essere penalizzati i giovani meno ricchi? Che credibilità può mai avere una società sportiva che basa il suo progetto di crescita sul metodo “chi paga la retta gioca, chi è in difficoltà economica resta a casa anche se è bravo e ha partecipato a tutti gli allenamenti”? Poi ci lamentiamo se il merito non conta e che nella vita quotidiana vanno avanti i raccomandati e quelli che hanno i soldi. Lascio in piedi la questione “etica, sport, regole” per porne un’altra: ci sono furbi di serie A e condannati alla cialtroneria di serie B? Ultimamente ho l’impressione che oggi più di ieri la parola d’onore tra gentiluomini non è più in voga. Mi direte che sono un cretino dato che se le persone non rispettano i contratti stipulati con tanto di firma nero su bianco figurarsi se mantengono gli impegni solo perché hanno stretto la mano. Non la penso così: una promessa è una promessa non solo quando è semplice mantenerla. Che valore potrà mai avere nella vita quotidiana un uomo che oggi promette una cosa e domani tradisce gli accordi? Una persona è credibile per ciò che è veramente: specie se deve essere da esempio per i giovani. Purtroppo non tutti la pensano così e via alle bugie, agli imbrogli, alle cadute di stile. Vorremmo che i nostri figli diventassero tutti dei fenomeni ma poi siamo i primi a drogare gli avvenimenti per consegnare loro degli alibi, delle scuse che non li aiuteranno nella vita di tutti i giorni: se vanno male a scuola la colpa è degli insegnanti, se non esplodono nello sport il motivo è da ricercare nei compagni di squadra, se non nello stesso allenatore. Sempre a pretendere alibi, risposte mai. Le regole dello spogliatoio? Son sincero: me ne frego! Odio la gente che raggiunge delle selezioni, più o meno credibili, e lo fa pesare ai compagni di squadra. La gente importante è altrove, fuori dalle piccole miserie umane che possono essere una rata mensile non versata dalla famiglia o una convocazione in qualche selezione sportiva regionale pilotata. Altro che il pallone da basket… E non pensiate che io voglia consumare vendette, io non so nulla di basket come lo intendono i d-istruttori campioni di bimbi – bancomat: macché, io faccio l’istruttore di basket ma cerco anche di pensare per non dovermi vergognare guardandomi allo specchio.