Eccellenze universitarie italiane. La provincia dell’Europa e del mondo…

Le Università italiane sono quel che sono. Tutti lo sanno: una fabbrica di disoccupati dove il titolo ha valore legale, con rare eccezioni di alcuni individui che, in buona parte dei casi, per non soffocare ed esprimersi se ne vanno al di fuori dei confini nazionali. Un piccolo trampolino per altrettanti rari individui. Oggi c’è grande clamore, con titoli tipo “Londra promuove gli atenei di Pisa” per una classifica stilata da una rivista inglese “The” (che vuol dire “Times Higher Education”) che, in una lista tra le migliori 200 universita’ europee, ha inserito due atenei italiani: la pisana Normale (50ma) e l’altrettanto pisana Scuola Sant’Anna (90ma). Tanto di cappello alle due istituzioni pisane… ma -va bene che dovevano competere, per esempio, con Oxford, Cambridge e la Sorbonne e diverse tedesche che primeggiano in classifica-… ma cinquantesima e novantesima e le uniche italiane presenti, su 200 in Europa, neanche nel mondo, europee! E le altre italiane? Scomparse. Premesso che di classifiche del genere se ne trovano di frequente, per cui…. vai a sapere chi ha ragione e chi ha torto e, soprattutto, chi è pagato da chi e chi da qualcun altro… ma quello che ci interessa è il rilievo che viene dato nello specifico. Quindi? Ecco che tutti si buttano sugli elogi della cinquantesima e della novantesima, che è come quelli che, dopo una gara sportiva competitiva, tornano trionfanti al paesello da cui vengono, perchè non sono arrivati ultimi. Italia, provincia dell’Europa e del mondo. Invece di riflettere e approfondire sul perchè e sul per come siamo messi così male, si sceglie di incensare con la coccarda italiota la cinquantesima e la novantesima dove, tra l’altro, buona parte dei docenti non sono italiani. C’è qualcuno che ha voglia di capire cosa c’è che non va? Dubitiamo… ma vediamo. Io, intanto, non potendo incidere in modo concreto e tangibile durante la mia esistenza, ho deciso di mandare mia figlia a studiare in una scuola non-italiana.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc